Hollande e la sua fissa per l’aborto. Negli ultimi tempi il Governo francese ha schiacciato l’acceleratore con l’intento di imprimere nuova benzina nella macchina abortista.
Due sono le principali azioni in campo, difformi ma sinergiche.
La prima: il diritto all’aborto. Abortire diventerà un vero e proprio diritto assoluto dopo l’approvazione del progetto di legge, già passato alla prima lettura, che individuerà come fattispecie penalmente rilevante l’intralcio all’interruzione volontaria di gravidanza , sanzionabile fino a 2 anni di reclusione e 30mila euro di multa. Ciò perché, come recita il testo della proposta normativa, l’aborto sarà permesso “a tutte le donne incinte che non vogliono una gravidanza.” Tutto qui. Nessuna, seppur blanda, pezza giustificativa , nemmeno adducendo probabili o future “sofferenze” esistenziali della madre. Nulla. Il bambino, essere umano vivente, perde ogni forma di diritto, anche quello precauzionale, e chiunque sostenga il contrario sarà severamente punito.
All’azione normativa ne va affiancata una, per così dire, culturale a cui pensa Najat Vallaud-Belkacem, ministro degli Affari sociali e della Salute, che lancia pubblicamente un nuovo portale web governativo per sponsorizzare l’aborto. Il Ministro palesa la sua perplessità nel sapere che sono presenti in rete innumerevoli siti pro-life che, a suo dire, darebbero un’immagine distorta e mendace dell’aborto. Affermazioni pericolose, come affermare che l’operazione “non è un atto insignificante. Dal punto di vista medico e psicologico comporta dei rischi per la donna che possono comparire subito o nel tempo.” Questi movimenti pro-life devono essere arginati, sostiene il Ministro francese. E per questo annuncia che il Governo pagherà Google affinché il portale voluto da Hollande sia visibile tra i primi siti al momento di una ricerca sul web.
Legalmente l’aborto deve essere considerato un diritto insindacabile e culturalmente insignificante.
Poi vieni a sapere che in questi giorni è stata approvata in Francia una legge che definisce gli animali non più come “beni mobili” ma come “esseri viventi dotati di sensibilità.” Cosa giustissima, ci mancherebbe altro! Ma siamo all’assurdo: la tartaruga che si ha nell’acquario è legalmente un essere vivente mentre un bambino nel grembo di una donna è meno di una cosa, di cui l’interessata può disfarsi a suo piacimento.
Redazione