06/03/2023 di Fabrizio Cannone

I laboratori di ambiguità sessuale per le scuole. Succede in provincia di Firenze

L’affettività e la sessualità sono innegabilmente due dimensioni importanti e costitutive della persona. Ma sono anche due dimensioni, per la loro natura, assolutamente private e intime che richiedono, specie nella fase delicata dell’adolescenza, il ruolo educativo e confidenziale della famiglia.

Oggi invece, certi fautori della sessualizzazione precoce dei giovani e con la scusa sempre buona di “combattere i pregiudizi”, vorrebbero trasformare l’intimità dell’individuo in disciplina scolastica o almeno in una sorta di momento formativo-educativo. In cui però la scuola si sostituisce di fatto alla famiglia e i docenti o gli esperti occupano il ruolo proprio dei genitori

L’ultima trovata in tal senso arriva dal comune di Figline e Incisa, in provincia di Firenze, lanciata con il nome suadente e pubblicitario di LoveLab. Che sarebbe un «progetto di educazione all’affettività e alla sessualità promosso dal Comune di Figline e Incisa Valdarno e realizzato da Foreda Toscana».

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Destinato, secondo quanto si apprende, a «sei classi delle scuole medie e superiori». Quindi in larga parte a dei minorenni ed anche a dei bambini che dovrebbero imparare a leggere e scrivere, più che affrontare questioni delicate ed eticamente sensibili.

«Per ciascuna classe – si legge sul portale Figline e Incisa Informa - sono in programma quattro workshop tematici, ciascuno dalla durata di tre ore». Tra essi, uno si chiama “Ragione e sentimenti”, con allusione forse al romanzo della Austen. Dedicato però alla «relazione con sé e con l'altro, alla nascita e allo sviluppo della dimensione affettiva ed erotica, all’influenza di stereotipi, fenomeni culturali e sociali».

L’erotismo alle medie? Per vincere gli stereotipi o magari per crearne di nuovi, tipo quello secondo cui chi crede all’esistenza biologica di due sessi sarebbe un relitto da museo?

Un urologo terrà un corso dal titolo “Siamo fatt* così”. Ma così come? In esso si approfondirà la «coscienza del corpo umano, delle malattie sessualmente trasmissibili e dei metodi di prevenzione e contraccezione». Lo stesso titolo, con l’asterisco, lascia presagire tematiche gender.

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Ancora una volta è uno sconfinamento indebito e ingiustificato. Addirittura, si osa scrivere senza alcun pudore, che alla fine del corso «gli studenti saranno chiamati a realizzare dei lavori artistici dedicati al loro rapporto con la dimensione affettiva e sessuale, che saranno esposti in una mostra temporanea».

Stiamo parlando di bambini di 11-12 anni, i quali non debbono essere manipolati dagli adulti, specie sui temi delicati della sessualità, perché ciò è molto pericoloso. Fare una mostra della sessualità può ingenerare l’idea che sia normale e banale mostrarsi agli altri e da qui alla depravazione sul web, inclusa la diffusione di immagini di nudo, è un attimo.

E se un bambino cercasse in rete altre mostre di artisti che parlano del loro rapporto con la sfera sessuale? Magari troverebbe degli adulti più esperti di lui per insegnargli sessualità ed esibizionismo.

E tutto questo con il sostegno esplicito della sindaca Giulia Mugnai che ha aderito a READY, la Rete italiana delle Regioni e degli enti locali impegnati a prevenire, contrastare e superare l’omotransfobia e le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.

E’ proprio il nostro contesto di sessualizzazione precoce, esibizionismo spinto, libertarismo aggressivo, pornografia dilagante a produrre la violenza. Non si può combattere la droga diffondendola, né aiutare la gioventù facendole il lavaggio del cervello. Sessualità ed erotismo non sono e non potranno essere materie scolastiche: né ora né mai.

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