I latinoamericani sono ancora fortemente, convintamente e fieramente contrari all’aborto.
Lo dice un recente sondaggio dell’Ipsos, secondo cui Perù, Messico, Brasile e Argentina sono tra i Paesi più pro-life del mondo. Per questo le organizzazioni internazionali stanno premendo da lungo tempo per depenalizzare e legalizzare la cosiddetta “interruzione volontaria della gravidanza”, ovvero l’omicidio di Stato dell’innocente.
Come riporta AciPrensa, solo l’11% dei peruviani approva una legislazione abortista. In Brasile solo il 16%, in Messico il 25% e in Argentina il 26%. Questi quattro Paesi si rivelano così quelli in cui la popolazione è più avversa all’aborto. E si contrappongono drasticamente ad una nazione, come la Svezia, che vede addirittura l’84% della sua popolazione favorevole alle pratiche abortive.
Purtroppo, dalla ricerca risulta pure che tra i dieci Paesi maggiormente “pro-morte” vi sono Francia, Regno Unito, Canada e la nostra povera Italia (il 55%).
Circa la situazione del Perù, il direttore del Population Research Institute per l’America Latina, Carlos Polo, ha dichiarato che senza dubbio l’opinione pubblica è nella stragrande maggioranza contraria all’aborto anche grazie alla Marcha por la Vida di Lima (la prossima è il 12 marzo). Un evento che l’anno scorso ha visto la partecipazione di ben mezzo milione di peruviani. Oltretutto, accanto alla Marcia nella capitale, se ne tengono altre in varie località, lo stesso giorno o nelle settimane successive. Globalmente, quindi, all’incirca un milione di persone partecipano alle manifestazioni pro-life.
Quanto all’Argentina, Martín Patrito, presidente di ArgentinosAlerta, ha affermato di non provare alcun stupore per i dati raccolti dall’Ipsos. Gli argentini, infatti, aiutano le madri in difficoltà, senza proporre loro la soluzione “facile” e disumana di sbarazzarsi del figlio. Pertanto, a volere l’aborto non è la gente, non sono i cittadini, non è l’Argentina reale, ma minoranze ideologizzate che ruotano attorno o dentro i partiti di sinistra.
Juan Dabdoub Giacomán, presidente del Consejo Mexicano de la Familia (ConFamilia), ha voluto contestare il sondaggio Ipsos, perché manipola i dati. Infatti, la ricerca afferma che nei 23 Paesi esaminati il 73% degli intervistati sono favorevoli alla legalizzazione dell’aborto, senza limiti. Se però si guardano bene le risposte, la verità è un’altra. Il 45% sostiene l’aborto, ma un altro 45% lo ammetterebbe solo in caso di stupro o di pericolo per la vita della madre. E un 10% non ha proprio risposto.
Contesta la tendenziosità del sondaggio anche il messicano Ángel Soubervielle, coordinatore generale di Pasos por la Vida. Il Messico, infatti, sarebbe molto più pro-life di quanto non affermi l’Ipsos. L’aborto ad esempio è consentito solamente a Città de Messico e solo fino alla dodicesima settimana di gestazione. Inoltre, dei 32 Stati federali del Messico, 18 proteggono la vita sin dal concepimento.
Va anche ricordato che, di fronte ai tentativi e alle proposte di legalizzare l’aborto negli Stati di Guerrero e Morelos, i cittadini sono scesi in piazza ed hanno protestato duramente. E il prossimo 23 aprile a Città del Messico si terrà la quinta Marcia per la Vita messicana.
Manipolare le risposte e formulare domande tendenziose è tipico di chi – come i gruppi di potere internazionalisti e neo-malthusiani – vuole creare ad arte le condizioni per cancellare dalla mente della gente il valore della sacralità della vita umana, sin dal concepimento.
Redazione