Dal giorno della sua elezione Trump ha promesso di impegnarsi per difendere la libertà religiosa e di coscienza per tutti coloro che operano nel settore sanitario e nelle agenzie per l’adozione. Lo ha fatto e continua a promettere di farlo sino in fondo, come ribadito al Prayer Breakfast di poco tempo fa a Washington. In effetti gli Usa, meglio, alcuni Stati Usa governati da maggioranze democratiche, stanno approvando leggi e ordinanze non solo per bloccare o limitare le agenzie e cliniche di ispirazione religiosa e contrarie all’aborto ma anche per impedire l’attività a istituti cristiani: secondo la mentalità progressista, avere la fede cristiana equivale a essere inadeguati e discriminanti nei confronti degli altri cittadini.
Se è possibile perdonare l’ignoranza dei democratici americani sui Santi cristiani che inventarono oratori, rifugi per orfanelli e ospedali per tutti, non è possibile sorvolare sulla tirannia vera e propria che i liberali di Trudeau in Canada stanno cercando di imporre. L’ultima è la decisione di una serie di agenzie di adozione di vietare ai genitori cristiani il diritto di poter adottare perché sarebbero ‘troppo credenti’. Avete letto bene, la vicenda è una delle tante, è venuta alla luce nei giorni scorsi e solo perché gli ‘inadatti genitori cristiani’ hanno vinto una causa contro una agenzia federale per l’adozione di minori. Lo scorso aprile, un assistente sociale ha chiesto alla coppia se credeva nelle «parti obsolete della Bibbia» e se pensavano che l’omosessualità fosse un peccato. Dopo che i coniugi hanno risposto che credevano al sesso biologico, la loro domanda è stata rifiutata dai Simcoe Muskoka Child, e Youth and Family Services, che hanno respinto la domanda con la semplice dichiarazione che «le politiche della nostra agenzia non sembrano adattarsi ai vostri valori e credenze».
Una vera e propria discriminazione religiosa: il politically correct discrimina ogni altra religione, ancor più la fede cristiana. La coppia ha avuto il coraggio di rivolgersi a un prestigioso studio legale, il Justice Center for Constitutional Freedoms (Jccf), il quale ha denunciato l’accaduto: la coppia era stata respinta «non a causa di una legittima carenza delle loro qualifiche, ma solo a causa dei pregiudizi dei Servizi Sociali federali per i Bambini e dei pregiudizi nei confronti delle credenze religiose». La denuncia implica anche la riapertura della pratica «della coppia per favorire ed elaborare correttamente la loro domanda per diventare genitori adottivi in modo non discriminatorio». Tutto fa pensare che anche questa coppia vedrà presto riconosciuta la propria domanda e un altro bambino orfano potrà abbracciare i suoi nuovi genitori, così come nel maggio scorso era capitato nella regione dell’Alberta.
Lo scorso maggio una coppia evangelica in Alberta a cui era stato detto che non potevano adottare a causa delle loro opinioni sul matrimonio tra persone dello stesso sesso ha vinto la propria causa davanti alla Corte, allora come oggi si spera che i giudici riaffermino che il governo non ha il diritto di discriminare sulla base della religione quando guarda alle coppie che cercano di adottare. Siamo all’assurdo, un governo liberale, di un Paese osannato in tutto il mondo per la sua liberalità, protagonista nella accoglienza della famiglia di Asia Bibi, dunque consapevole della piaga della blasfemia, si piega a una ‘blasfemia laicista’ per la quale, se credi, sei un cittadino inadatto. Un corto circuito da cui guardarsi sempre, soprattutto quando si è di fronte a governi presuntuosi.
Luca Volontè