Sono anni che le donne alterano la loro naturale fertilità introducendo ormoni artificiali nel proprio corpo con l’intenzione di evitare le gravidanze. Viene detto loro che questo è quello di cui hanno bisogno per avere successo nella vita e non avere figli, che questi ormoni artificiali avrebbero perfino dei benefici per la loro salute. In realtà la ricerca scientifica più recente mostra che ogni forma di contraccezione ormonale è pericolosa per le donne che sono diventate le cavie umane dell’industria farmaceutica della riproduzione e le vittime dell’agenda globale sul controllo della popolazione.
La contraccezione ormonale influisce su tutto il corpo
Nel suo libro del 2019 This is your brain on birth control (“Questo è il tuo cervello quando assumi la pillola contraccettiva”) la psicologa evoluzionista Sarah Hill spiega che l’impatto degli ormoni assunti con i contraccettivi si estende ben oltre il sistema riproduttivo. «Benché la pillola sia stata creata per avere un effetto specifico e mirato sulle donne - scrive Hill - gli ormoni non si comportano in questo modo, ma influenzano contemporaneamente miliardi di cellule e, indipendentemente da dove si somministrano, finiscono tutti ovunque. Ogni ormone presente nel corpo viene captato da tutte le cellule che hanno i recettori per quell’ormone». Hill spiega che è come se per spegnere una candela lanciassimo una bomba atomica sulla casa: «Se si lancia una bomba sulla casa si spegne la candela, ma i suoi effetti non lo rendono un modo apprezzabile di spegnimento delle candele».
Gli ormoni - continua Hill - cambiano la donna: «Il cervello e il corpo nel suo complesso sono talmente pieni di recettori ormonali che è impossibile che la pillola non cambi le donne. E non si tratta solo delle aree del cervello e del corpo deputate alla regolazione del ciclo e della gravidanza, ma delle aree cerebrali preposte all’elaborazione di emozioni, interazioni sociali, attenzione, apprendimento, memoria, autocontrollo, comportamenti alimentari ed elaborazione del linguaggio. Ma anche di cambiamenti in aree non cerebrali come il sistema immunitario, la risposta allo stress e gli ormoni intestinali».
Vediamo più nel dettaglio quali sono i rischi che emergono dalla ricerca scientifica.
Coaguli di sangue e ischemia, ictus, embolia polmonare, infarto
La pillola ormonale è legata all’aumento del rischio di sviluppare coaguli di sangue che possono interessare braccia, gambe, cervello, cuore e polmoni, e provocare ischemie, ictus, infarti ed embolie polmonari. La News Medical osserva (1) che il legame tra contraccezione ormonale e coaguli di sangue è noto da oltre 50 anni e il rischio di tromboembolismo venoso (un coagulo di sangue che si forma in una vena e poi si stacca spostandosi nel circolo sanguigno) è presente sia con l’uso delle pillole combinate, cioè composte da estrogeni e progestinici, sia con le pillole di soli progestinici (minipillola). La News Medical aggiunge che ogni anno circa due-sei donne su 10.000 che utilizzano la pillola ormonale sviluppano coaguli di sangue e tale rischio aumenta nelle donne già predisposte, nelle fumatrici e in coloro che hanno più di 35 anni.
Nelle donne che usano la contraccezione ormonale il rischio di ictus ischemico aumenta di 1,9 volte (2). L’ictus ischemico è la morte di una parte del tessuto cerebrale che si verifica quando un coagulo di sangue ostruisce un’arteria che porta sangue e ossigeno al cervello.
Una revisione (3) del 2015, condotta su 24 studi che avevano confrontato il rischio di infarto del miocardico e ictus ischemico tra utilizzatrici e non utilizzatrici di contraccettivi orali combinati, ha scoperto che le utilizzatrici avevano un rischio complessivo di infarto e ictus 1,6 volte più elevato. Il rischio era due volte più elevato con pillole che avevano dosi di estrogeni maggiori.
Una revisione sistematica (4) del 2018 ha scoperto che coloro che usano la contraccezione ormonale hanno un rischio significativamente maggiore di trombosi venosa rispetto a coloro che non la usano e riporta che ogni anno negli Stati Uniti vi sono almeno 300-400 giovani donne sane che muoiono a causa della contraccezione ormonale. The Federalist scrive che «in passato embolie polmonari, ictus ed eventi cardiovascolari di questo tipo erano rari nelle giovani donne, ma da quando i contraccettivi sono diventati i farmaci più prescritti il loro numero è aumentato» (5).
Cancro al seno
Una metanalisi pubblicata nel 2023 (6) ha studiato circa 10.000 donne di età inferiore ai 50 anni che avevano il cancro al seno scoprendo che tutti i contraccettivi ormonali, sia combinati sia con soli progestinici, comportano un aumento del rischio di cancro al seno del 20-30% rispetto alle donne che non li assumono.
Risultati analoghi sono stati rilevati da uno studio di coorte del 2017 (7) che ha seguito per circa dieci anni tutte le donne danesi tra 15 e 49 anni. I risultati mostrano un rischio maggiore del 20% di sviluppare un tumore al seno da parte delle donne che usavano contraccettivi ormonali. Tale rischio risulta aumentato del 38% nelle donne che li assumono da dieci anni o più.
Cancro al collo dell’utero
Il National Cancer Institute (Nci) afferma (8) che l’uso di contraccettivi ormonali per cinque anni o più è associato all’aumento del rischio di cancro alla cervice uterina. L’Nci riporta la revisione sistematica di Smith JS et al. (9) dalla quale emerge che, rispetto alle donne che non avevano mai usato contraccettivi orali, tale rischio aumenta del 10% entro i cinque anni di utilizzo, del 60% per un utilizzo da cinque a nove anni e del 120% con dieci o più anni di utilizzo. Il rischio diminuisce nelle donne che smettono di usarli. Anche lo studio di Roura et al. (10), che ha seguito una corte di 308.000 donne europee per circa nove anni, ha rilevato un rischio significativamente più elevato di carcinogenesi cervicale associato all’uso prolungato di contraccettivi orali rispetto al non utilizzo.
Problemi legati all’umore (ansia, depressione, tendenze suicidarie)
Nel suo libro la Hill riconosce che molte donne che prendono la pillola riferiscono «sgradevoli cambiamenti di umore» come ansia e depressione, tanto che quasi la metà di esse smette di usarla entro il primo anno di utilizzo. Un’importante ricerca (11) ha studiato per 14 anni 1.061.997 donne danesi tra i 15 e i 34 anni (sane e non depresse) per verificare se l’assunzione di vari tipi di contraccettivi ormonali (pillole combinate, minipillole, cerotto, anello vaginale, spirale ormonale) influisse su una successiva diagnosi di depressione o sulla prescrizione di antidepressivi. I ricercatori hanno scoperto che, rispetto a coloro che non usano contraccettivi ormonali, le donne che li usano hanno il 50% in più di probabilità di ricevere una diagnosi di depressione sei mesi dopo l’utilizzo e il 40% in più di probabilità di vedersi prescrivere un antidepressivo.
Lo stesso gruppo di ricerca ha seguito per otto anni quasi mezzo milione di giovani donne danesi (età media 21 anni) scoprendo (12) che coloro che usano contraccettivi ormonali hanno il doppio delle probabilità di tentare il suicidio e il triplo delle probabilità di suicidio compiuto, nel periodo di studio preso in esame, rispetto alle non utilizzatrici. Il rischio di suicidio era più elevato con l’uso del cerotto, seguito dalla spirale, dall’anello vaginale e dalle pillole.
Uno studio del 2023 (13) condotto sui dati di 264.557 donne della biobanca nazionale del Regno Unito ha scoperto che l’uso di contraccettivi orali durante l’adolescenza comporta un rischio maggiore del 130% di sviluppare sintomi depressivi rispetto alle non utilizzatrici, mentre per coloro che iniziano da adulte tale rischio è più elevato del 92%. Lo studio ha inoltre rilevato che nelle adolescenti che hanno interrotto l’uso della pillola la depressione persiste per più di due anni.
L’insorgenza di sintomi depressivi, in particolare nelle adolescenti, sono stati rilevati anche da uno studio olandese del 2020 (14). I ricercatori hanno scoperto che le giovani di 16 anni che assumono la pillola ormonale hanno in media punteggi più elevati del 21% riguardo a crisi di pianto, problemi alimentari e ipersonnia (eccessiva sonnolenza diurna) rispetto a coloro che non assumono contraccettivi.
Alterazioni nell’ipotalamo
Una ricerca pubblicata nel 2021 (15) ha scoperto che le donne che utilizzano la pillola ormonale hanno un volume dell’ipotalamo significativamente più piccolo rispetto alle donne che non la assumono. L’ipotalamo è situato alla base del cervello, è responsabile della produzione di ormoni, regola la temperatura corporea, l’umore, l’appetito, il desiderio sessuale, i cicli del sonno e la frequenza cardiaca e altro. Lo studio ha anche individuato una maggiore propensione alla rabbia e a sintomi depressivi tra le donne che usano contraccettivi ormonali. Il professor Michael Lipton, della squadra di ricerca, ha detto che dallo studio emerge «una forte associazione sull’effetto dei contraccettivi orali sulla struttura cerebrale» e quindi sul «loro potenziale impatto sulle funzioni cerebrali. Abbiamo riscontrato una differenza sostanziale nelle dimensioni delle strutture cerebrali nelle donne che assumono contraccettivi orali rispetto a quelle che non li assumono» (16).
Infertilità
L’uso di contraccettivi ormonali comporta un rischio di infertilità a breve termine come ha dimostrato uno studio condotto su circa 1.000 donne britanniche (17). Coloro che li avevano assunti per almeno due anni hanno impiegato in media nove mesi per rimanere incinte, rispetto ai tre mesi impiegati dalle donne che avevano usato metodi di barriera come il preservativo. In particolare il 54% delle donne che ha cercato di rimanere incinta dopo aver interrotto l’uso del preservativo ha partorito un bambino entro un anno, mentre solo il 39% delle utilizzatrici di spirale e solo il 32% delle utilizzatrici di contraccettivi orali hanno partorito entro il primo anno dall’interruzione del metodo. I tassi più elevati di infertilità sono stati riportati da coloro che avevano usato la spirale per sei anni e mezzo o più: solo il 28% è riuscita a partorire entro un anno.
Glioma
Uno studio danese (18) ha preso in esame tutte le donne di età compresa tra 15 e 49 anni con una prima diagnosi di glioma (un tipo di tumore al cervello) istologicamente verificato tra il 2000 e il 2009. I ricercatori hanno scoperto che le donne di età inferiore ai 50 anni alle quali era stato diagnosticato un glioma avevano il 90% in più di probabilità di aver usato contraccettivi ormonali per cinque anni o più rispetto alle donne della popolazione generale senza una storia di tumore al cervello. L’associazione risultava più pronunciata nelle donne che usavano contraccettivi con soli progestinici.
Infiammazione dell’intestino
Uno studio di Khalili (19) ha evidenziato che nelle malattie infiammatorie intestinali hanno un ruolo non solo i fattori genetici, ma anche fattori ambientali come l’assunzione di contraccettivi orali, i quali influiscono sugli ormoni intestinali aumentando appunto il rischio di malattie infiammatorie dell’intestino. Studi osservazionali hanno in particolare rilevato un legame tra uso di contraccettivi orali e rischio di sviluppare il morbo di Crohn, e tra terapia ormonale in menopausa e rischio di colite ulcerosa.
I rischi dell’anello vaginale
L’anello vaginale è un tipo di contraccettivo ormonale combinato che funziona come la pillola estroprogestinica. Va inserito in vagina e lasciato in posizione per tre settimane durante le quali rilascerà una concentrazione costante di ormoni per inibire l’ovulazione. Viene considerato un metodo più comodo della pillola perché non richiede un’assunzione giornaliera ed esclude eventuali dimenticanze, ma i rischi per la salute della donna sono notevoli (20). Basti pensare che Merck & Co, produttrice dell’anello vaginale NuvaRing, ha dovuto affrontare più di 2.000 denunce per gravi lesioni e decessi dovuti a coaguli di sangue, embolie polmonari, infarti e ictus e ha già sborsato oltre 100 milioni di dollari di risarcimento nei confronti di 3.800 querelanti (21).
Dieci anni dopo l’approvazione del NuvaRing l’Fda ha finanziato uno studio condotto su 835.826 donne riscontrando un aumento del rischio di tromboembolismo venoso (Tev) tra le donne che usavano l’anello vaginale. Uno studio (22) successivo ha confermato il dato rilevando un rischio di Tev 6,5 volte più elevato rispetto alle donne che non usavano contraccettivi ormonali. Secondo lo studio, nelle donne che usavano i cerotti transdermici il rischio di Tev era persino più elevato: 7,9 volte maggiore.
Un ulteriore studio ha rilevato l’aumento del rischio di infarto e ictus (23). Altri effetti collaterali meno gravi ma più comuni includono mal di testa e infiammazione della vagina.
I rischi dei contraccettivi impiantabili (bastoncino sottocutaneo)
Il Nexplanon, anch’esso prodotto dalla Merck, è un bastoncino di plastica piccolo e flessibile, della lunghezza di quattro centimetri e del diametro di due millimetri, contenente il progestinico etonogestrel che viene costantemente rilasciato nel flusso sanguigno per inibire l’ovulazione. L’impianto viene inserito sotto la cute del braccio e ha la durata di tre anni. Nexplanon ha sostituito Implanon, interrotto nel 2011. L’unica differenza tra i due, che contengono lo stesso identico progestinico, è che il nuovo bastoncino è radiopaco, cioè può essere individuato dai raggi X se dovesse spostarsi dalla sua posizione originale: un fatto che, ovviamente, è accaduto. L’Fda segnala che si sono verificati casi di migrazione dell’impianto nei vasi sanguigni del braccio e persino nell’arteria polmonare (24).
I coaguli di sangue (trombosi) sono uno degli effetti collaterali di Nexplanon: uno studio danese ha rilevato un aumento del rischio di coaguli di sangue del 40% nelle donne che usavano Nexplanon rispetto a coloro che non usavano contraccettivi ormonali (25). Altri effetti collaterali sono trombosi venosa profonda, embolia polmonare, attacco cardiaco, ictus, aumento di peso, mal di testa, sanguinamento mestruale irregolare o abbondante, depressione, acne, cisti ovariche, dolore al seno, nausea, infezioni vaginali, cicatrici.
Durante gli studi clinici Usa sull’etonogestrel quasi la metà delle 330 donne reclutate ha abbandonato la sperimentazione. In particolare il 36,1% si è ritirata a causa degli effetti avversi, come un sanguinamento irregolare; il 6,1% lo ha fatto perché il progestinico provocava loro pianto e riso fuori controllo, il 2,4% a causa della depressione e il 2,3% per l’aumento di peso.
I rischi dei contraccettivi iniettabili
Il Depo-Provera è un contraccettivo ormonale da somministrare tramite un’iniezione periodica intramuscolare del progestinico medrossiprogesterone acetato che inibisce l’ovulazione per circa tre mesi. L’Fda avverte che non deve essere assunto per più di due anni perché può aumentare il rischio di osteoporosi e fratture ossee.
Altri effetti collaterali includono depressione, affaticamento, aumento di peso e ciclo mestruale irregolare. Non solo, uno studio pubblicato su Cancer Research ha scoperto che il Depo-Provera raddoppiava il rischio di cancro al seno invasivo nelle donne da 20 a 44 anni che l’avevano assunto per un anno o più (26).
Un altro studio pubblicato su Lancet ha rilevato che i contraccettivi ormonali iniettabili aumentano il rischio di contrarre e trasmettere il virus Hiv-1 (Aids) (27). Con l’iniezione di medrossiprogesterone acetato il rischio di contrarre l’Hiv-1 aumenta di 1,4 volte rispetto alle altre forme di contraccezione ormonale (28).
Un studio del 2020 ha scoperto che il Depo-Provera aumenta i livelli di piombo nel sangue del 18%, rispetto alle donne che non ne fanno uso (29), che potrebbe essere dovuto alla perdita di densità ossea provocata dal progestinico. Infatti, poiché il 90% circa del piombo che entra nell’organismo viene immagazzinato nelle ossa, quando vi è perdita di densità ossea si verifica un rilascio di piombo nel flusso sanguigno. Il piombo nel sangue può avere numerosi effetti negativi come perdita di memoria, mal di testa, dolore addominale, perdita di appetito, dolore o formicolio a mani e piedi, debolezza, anemia, danni a reni e cervello, morte.
Riduzione della densità ossea
Uno studio del 2010 ha scoperto che non solo il Depo-Provera, ma anche la pillola ormonale può ridurre la densità minerale ossea (Bmd) in adolescenti e giovani donne. I ricercatori hanno scoperto che nelle donne tra 19 e 30 anni l’uso prolungato di contraccettivi orali comporta una Bmd media più bassa per la colonna vertebrale e l’intero corpo; e più bassa per anca, colonna vertebrale e l’intero corpo per le donne di 19-30 anni che usano contraccettivi orali a basso dosaggio per più di un anno. La riduzione di Bmd può comportare un maggior rischio di osteoporosi più avanti nella vita.
Migrazione dell’impianto
La migrazione dell’impianto, ovvero lo spostamento del contraccettivo dalla posizione originaria in altre parti del corpo, non riguarda - come già visto - solo il bastoncino sottocutaneo, ma anche la spirale. Un case report del 2019 ha documentato la vicenda di una donna di 31 anni il cui bastoncino era migrato dal braccio al polmone (30). Un’altra donna, Tanai Smith, ha avuto gravi problemi di salute quando la sua spirale è migrata dall’utero allo stomaco, poi al fegato e infine si è rotta in ben cinque pezzi. Ha dovuto essere sottoposta a un intervento, ha sviluppato una sepsi, ha subito l’asportazione di utero e ovaie e ha perso le dita dei piedi (31).
I rischi della “minipillola”
La cosiddetta “minipillola” è un contraccettivo orale a base di solo progestinico, come il desogestrel o il norgestrel, consigliata alle donne che non possono assumere la pillola combinata contenente anche estrogeni per il fatto che sono associati - come visto - al rischio di sviluppare coaguli di sangue, responsabili a propria volta di gravi problemi di salute, anche mortali. Ma questo non significa che la minipillola sia esente da rischi.
La ricerca scientifica suggerisce che le donne che assumono contraccettivi con solo progestinico hanno un rischio più elevato di sviluppare cancro al seno (32), alla cervice (33) e al cervello con un rischio di glioma quasi triplicato rispetto a coloro che non assumevano alcun contraccettivo ormonale (34).
L’uso della minipillola è associato anche a un significativo aumento di gravidanza ectopica che nella popolazione generale si verifica nel 2-5% delle gravidanze, contro il 10% delle donne che ha avuto una gravidanza ectopica mentre stava assumendo contraccettivi con soli progestinici (35).
La minipillola presenta molti altri effetti collaterali, per esempio nel foglietto illustrativo della Opill (norgestrel) (36) sono contenute avvertenze riguardo a cisti ovariche, patologie epatiche e sanguinamento irregolare, quest’ultimo segnalato negli studi clinici da quasi la metà delle donne e riportato come motivo principale per l’interruzione del progestinico dai due terzi del 17,4% delle donne studiate che lo hanno interrotto a causa di effetti collaterali. Altri effetti collaterali comuni includono mal di testa, vertigini, nausea, aumento dell’appetito, dolori addominali, crampi e gonfiore, affaticamento, perdite vaginali, dismenorrea (mestruazioni dolorose), nervosismo, mal di schiena, tensione al seno, acne e - come precedentemente evidenziato - il rischio di depressione (37).
Aborto involontario
Molte donne pensano che l’azione dei contraccettivi ormonali sia quella di impedire l’ovulazione e di sfavorire il passaggio degli spermatozoi tramite l’ispessimento del muco cervicale. In realtà tutti i contraccettivi ormonali (pillola combinata, minipillola, spirale, inclusa quella al rame, cerotto, anello, bastoncino, iniettabili, così come tutti i “contraccettivi d’emergenza”) assottigliano o sfaldano anche il rivestimento dell’utero. Ciò significa che, poiché non esiste un metodo in grado di impedire al cento per cento il concepimento, se una donna dovesse ovulare e concepire durante l’uso del contraccettivo l’essere umano appena formato potrebbe non impiantarsi nell’endometrio ed essere espulso. Molte donne non sapranno mai se avranno precocemente abortito uno o più figli a causa dell’uso dei contraccettivi ormonali ordinari o “d’emergenza”.
Conclusione
Con l’uso dei contraccettivi ormonali che alterano il naturale funzionamento del corpo femminile le donne mettono a rischio la propria salute e fertilità futura. Un noto detto recita: «Se è troppo bello per essere vero probabilmente è un imbroglio». In effetti molte ci hanno rimesso la salute e altre persino la vita per aver creduto al mito del sesso libero e senza conseguenze, tanto caro all’universo femminista, che favorirebbe l’empowerment delle donne, inteso come conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni.
Ma il vero empowerment non si raggiunge imbottendo il proprio corpo con ormoni sintetici e pericolosi, bensì imparando a conoscere e gestire il modo straordinario in cui esso naturalmente funziona. Quel che è certo è che le donne non hanno bisogno della contraccezione ormonale per realizzarsi e realizzare i propri desideri.
articolo di Lorenza Perfori, già pubblicato sulla Rivista Notizie Pro Vita & Famiglia n. 129 di maggio 2024