Che il ddl Zan, naufragato in Senato alcuni giorni fa, fosse una iniziativa liberticida è ormai assodato. Perfino senatori del Pd come Tommaso Cerno - figura insospettabile in quanto già direttore de L’Espresso e condirettore di Repubblica, ma, soprattutto, dichiaratamente omosessuale – hanno ammesso che si trattava di legge «terrificante, nata vecchia e scritta male» e che «prevedeva un grottesco e sbagliato reato di opinione».
Chi tuttavia non fosse ancora persuaso di quanto quella legge fosse contraria alla libertà di opinione può ravvedersi vedendo cosa accade a chi, semplicemente, si dice sollevato per quanto accaduto in Senato. Prova ne sono le polemiche che stanno investendo don Antonio Ziliotto, parroco di San Zenone degli Ezzelini – paese di 7.300 anime nel Trevigiano - reo d’aver indetto per mercoledì 10 novembre 2021, oggi, prima il Rosario, poi una Santa Messa di ringraziamento per il blocco del ddl Zan, con tanto di preghiera.
Quella del sacerdote è dunque un’iniziativa religiosa destinata a chi crede: nessuna imposizione a nessuno né, tanto meno, nessuna discriminazione o, peggio, mancanza di rispetto. Eppure ciò non ha impedito al sacerdote, come si diceva poc’anzi, di diventare bersaglio di critiche anche molto pesanti. A partire da quella di Fabio Marin, che di San Zenone degli Ezzelini è il sindaco, il quale ha espresso per la decisione del parroco «imbarazzo, grande dispiacere e amarezza». Parole, si converrà, che sarebbero più adatte di fronte ad una tragedia, non per giudicare un momento di preghiera.
Anche perché, se di preghiere scomode vogliam parlare, ogni giorno ci sono gruppi, associazioni, sacerdoti e singoli fedeli che, per esempio, pregano contro l’aborto e per i bambini mai nati, che pure in Italia è consentito, come sappiamo, dalla legge 194 del 1978. San Giovanni Paolo II stesso, poi, proprio al tema della vita nascente ha dedicato un’intera enciclica, l’Evangelium Vitae: dovremmo forse metterla al bando perché si oppone, peraltro in modo chiaro, a tutte le legislazioni abortiste ed eutanasiche?
Nel porci simili interrogativi annotiamo come, non solo nel Trevigiano né in Veneto evidentemente, i sostenitori del ddl Zan abbiano un forte problema con un concetto: la libertà di opinione in generale e di religione in particolare. Ecco, questo è un dato che deve allarmare. Perché significa che, se fosse passata la legge contro l’omotransfobia – o se, per disgrazia, dovesse essere votata in un futuro -, non si andrebbero a colpire i comportamenti violenti, che peraltro sono già duramente condannati dal nostro ordinamento, bensì i pensieri, i valori, le idee.
Senza peraltro che ce ne fosse il bisogno, le polemiche sorte a San Zenone degli Ezzelini per la messa di ringraziamento per l’affondamento del ddl Zan vanno quindi a confermare tutti i peggiori sospetti sulla reale natura di quella legge. Del resto, sono già molteplici nel mondo gli esempi di come i provvedimenti simili al ddl Zan, nel mondo, finiscano nei fatti col penalizzare i credenti, creando un clima ostile ai religiosi.
Negli Usa Simon Esshaki, sacerdote caldeo cattolico, per aver postato su Twitter un video di 50 secondi dichiarando che un cristiano non può sostenere il Pride Month è stato assalito dagli attivisti Lgbt che l’hanno costretto a chiudere il suo account, mentre Andrew Calvert, cappellano maggiore ha rischiato il licenziamento dall’esercito americano dopo aver espresso il suo sostegno sulla sua pagina personale di Facebook per una politica militare che impedisce agli individui trans di servire nell’esercito.
Tornando all’Italia, invece, non va dimenticato il caso di un sacerdote di Rovereto, don Matteo Graziola, che nel 2014 fu assalito e mandato addirittura al pronto soccorso. E questo perché, semplicemente, insieme alle Sentinelle in piedi manifestava in piazza contro la legge sull’omofobia. Che, a questo punto è chiaro, non combatte l’odio ma lo alimenta verso chiunque, semplicemente, non è d’accordo. Se poi il dissenso nei confronti di questo ddl viene da un sacerdote, peggio ancora.