30/03/2021 di Redazione

Ddl Zan. Ricordiamo i vescovi italiani che hanno detto NO alla legge liberticida

Tra poche ore andrà in scena, al Senato, l'inter previsto per la calendarizzazione del ddl Zan sull'omotransfobia. Una legge che vede un secco NO provenire da più parti, non solo politiche e partitiche, ma anche all'interno della società civile e religiosa italiana.

Riproponiamo qui di seguito un articolo già pubblicato su Pro Vita & Famiglia lo scorso ottobre - pochi mesi prima dell'approvazione della legge alla Camera dei Deputati - che, a firma di Manuela Antonacci, ripercorreva le dichiarazioni di molti vescovi italiani in merito. Dichiarazioni a loro volta raccolte dalla giornalista Martina Pastorelli, fondatrice e presidente di CVI – Catholic Voices Italia




Tra i vescovi che si sono pronunciati in maniera più netta sul Ddl liberticida c’è monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia che, ai microfoni di Martina Pastorelli, ha sottolineato come questo ddl sia attraversato da uno spirito tutt’altro che libertario: «Si fa passare come normale una certa visione della sessualità e si silenzia ogni visione diversa, vista come attentato ai diritti», rendendo così impossibile creare un dialogo e manifestare serenamente ognuno il proprio pensiero. Una libertà, sottolinea, che non appartiene solo ai cattolici, ma, per diritto, ad ogni soggetto, così come i promotori di questo ddl rivendicano la libertà e il diritto a non essere discriminati.

Monsignor Paolo Giulietti, arcivescovo di Lucca, ha invece voluto sottolineare la questione spinosa dell’utero in affitto che rischia di non poter più nemmeno essere condannata, se dovesse passare questa legge bavaglio, perché potrebbe rientrare tra le forme di incitamento all’odio e alla discriminazione punite dalla legge. Monsignor Giulietti, senza lasciare spazio a dubbi, sostiene che si dovrebbe parlare, non di utero in affitto, ma di “affittare un’esperienza” riguardo i nove mesi di gestazione perché «non si tratta di affittare un garage, ma si tratta di un’esperienza che lascia una traccia non ineliminabile semplicemente, ma anche biologica, spirituale, tra due soggetti, perché la maternità è una cosa seria». E poi «c’è l’interesse primario del bambino che ha diritto ad avere legami con coloro che lo generano perché questi legami non sono removibili dalla psicologia profonda delle persone», si tratta di questioni di «profonda umanità», sottolinea, che vanno colte non solo da chi ha una formazione cristiana ma anche da chi è capace di cogliere la verità delle cose.

Non le manda a dire nemmeno monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo: «La chiesa non è mai stata nemica degli omosessuali ma tende a ribadire l’oggettività delle cose, proprio a tutela del bene ultimo delle cose. La confusione più grossa io la vedo sul concetto di libertà, spesso si dice ‘io non la penso così, non è la soluzione giusta’ ma se qualcun altro vuol farlo, lo faccia pure, chi sono io per oppormi? Questa è una situazione patologica» - ha continuato Suetta - «indotta per indebolire le persone rispetto ad aggressioni virali ma questo non è un virus fisiologico ma un virus dell’anima, di cattivo pensiero».

Parole, quelle dei vescovi, dalle quali emerge che il Magistero della Chiesa è davvero immutabile e sempre e per sempre dalla parte dell’uomo e del suo vero bene.

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