L’ideologia LGBT è un attacco alla natura umana e al bene comune.
Questo, in sostanza, il contenuto del manifesto reso noto nei giorni scorsi e sottoscritto da intellettuali e capi religiosi della Lituania, tra cui molti eroi della resistenza anti-comunista, come l’arcivescovo cattolico Sigitas Tamkevičius, finito nel gulag per aver pubblicato e diffuso una rivista “sovversiva”.
In occasione del Baltic Pride 2016, i firmatari dell’appello hanno paragonato senza mezzi termini l’ideologia LGBT a quella incarnata dall’Unione Sovietica, perché entrambe hanno come obiettivo la dissoluzione della famiglia naturale.
Audrius Makauskas, portavoce del Forum di Vilnius, ha riferito che quanti hanno aderito al manifesto non temono le minacce dei gruppi omosessuali, come invece purtroppo accade nel mondo occidentale: «Siamo un Paese che ha vissuto e ricorda ancora l’esperimento sovietico. Abbiamo respinto le norme della nuova morale comunista che ci erano state imposte da chi sosteneva di portarci in un futuro luminoso. E più ci imponevano brutalmente queste cosiddette norme progressiste, tanto più veementemente le abbiamo contrastate. Così sarà anche questa volta».
Nel manifesto si legge che le campagne LGBT vanno ben oltre la richiesta della parità di diritti per le persone omosessuali. Piuttosto sembrano la continuazione dei tentativi – fortunatamente falliti – messi in atto dal comunismo e dal nazismo per creare un “uomo nuovo” e una nuova società. Tale progetto – scrive il gruppo di intellettuali – non solo è contrario al buon senso, ma è anche anti-scientifico.
La Lituania, che ha ottenuto l’indipendenza dall’URSS ventisei anni fa, conserva ancora una certa “innocenza”, resta cioè preservata dal sovvertimento valoriale che domina nel mondo occidentale. Pertanto, la resistenza popolare ad eventi come il Gay Pride (che comunque si tiene dal 2010) e ai vari tentativi di “colonizzazione ideologica” sono molto forti.
E nonostante la lobby LGBT accusi i suoi detrattori di imitare la repressione sovietica, il Forum di Vilnius precisa che l’ideologia gender affonda le sue radici proprio nel marxismo del XIX secolo, al quale è accomunata dalla stessa volontà di distruggere le fondamenta della società tradizionale e il concetto di famiglia. Peraltro, in un momento storico in cui il vero problema è l’inverno demografico, applicare l’agenda omosessualista andrebbe contro gli interessi dello Stato e sarebbe assolutamente dannoso.
Prima che il totalitarismo arcobaleno abbia la meglio e imponga una vera e propria rivoluzione antropologica, in Lituania le élite culturali e le confessioni religiose alzano la testa, senza paura di usare espressioni “forti” (ma vere). In Italia e nell’Europa occidentale c’è qualcuno con lo stesso coraggio?
Federico Catani
Fonte: LifeSiteNews