09/12/2021 di Giuliano Guzzo

Il blasfemo Simonetti disconosciuto, ma perché il Parlamento europeo si era affidato a lui?

La polemica esplosa negli scorsi giorni con la diffusione, sulla rivista queer Siegessäule Magazin, di una foto dell’influencer Riccardo Simonetti ritratto nei panni della Vergine Maria - con tanto di bambinello in braccio -, ma con la barba, in una sorta di improbabile rimasticatura mariana di Conchita Wurst, è stata accompagnata da una definizione ben precisa. Molti media, infatti, hanno presentato Simonetti come «ambasciatore dell’Unione europea».

In effetti, anche sui suoi profili social, per esempio su quello Instagram – dove vanta oltre 327.000 follower (ed esibisce una foto profilo in cui pare proprio parodiare Gesù Cristo: si vede che quella del cristianesimo è una sorta di fissazione…) – Simonetti si qualificava fino a ieri con queste parole: «Ambassador EU Parliament». Sennonché – piccolo colpo di scena - poco dopo che la foto ben poco rispettosa nei confronti della Vergine è divenuta virale, è stato il Parlamento europeo a prendere le distanze da Simonetti, sostanzialmente disconoscendolo, quanto meno nel ruolo che egli si era attribuito.

«Riccardo Simonetti, l'influencer di Berlino fotografato vestito da Madonna con un bambino in braccio, non è un ambasciatore del Parlamento Europeo presso la comunità LGBT. Anche perché una carica simile semplicemente "non esiste"», recita la nota diffusa dal Parlamento Europeo. «La collaborazione con gli Influencer incluso Simonetti», ha spiegato all’agenzia Adnkronos un portavoce del Parlamento Europeo, «fa parte della strategia di comunicazione del Parlamento europeo» ma «il Parlamento Europeo non sottoscrive le opinioni personali, i post o gli articoli del signor Simonetti».

Che dire, parole molto chiare: l’Europa ha confermato una collaborazione con gli influencer, d’accordo, però ha negato che esista una sorta di qualifica di «Ambassador EU Parliament» che i personaggi molto seguiti sui social possano rivendicare nella loro attività. Tanto è vero che il citato titolo è poi sparito dallo stesso profilo Instagram di Simonetti il quale, oltre a non essere evidentemente molto attendibile come Vergine Maria, non sembra cavarsela meglio nel momento in cui si fregia di cariche inesistenti, secondo quanto, lo si ripete, affermato dagli stessi portavoce del Parlamento Europeo.

Morale della favola, in questa triste – ennesima - polemica prenatalizia di vero c’è soltanto una cosa che poi, a ben vedere, è sempre a stessa: l’offesa nei confronti della sensibilità dei cristiani. Così, dopo la polemica sollevatasi con #UnionOfEquality, le linee guida comunicative “inclusive” queste sì ufficiali europee che sconsigliavano, con tanto di esempi, riferimenti a festività e nomi cristiani – ritirate dopo le reazioni inferocite di tanti -, ci ritroviamo a commentare l’ennesimo sfregio alla sensibilità di svariati miliardi di persone. E pensare che quella Natività che così si irride e sbeffeggia è già, a ben vedere, inclusiva e accogliente di suo.

Non a caso il filosofo Marcello Veneziani ha definito il presepe come «modo concreto e favoloso per rappresentare l’alleanza tra il cielo e la terra, tra uomini e animali, tra popoli e sovrani, tra Oriente e Occidente». «Nel presepe», ha ancora osservato Veneziani, «vedemmo per la prima volta insieme bianchi e neri, uno dei eri magi era moro e non suscitava razzismo. Nel presepe imparavamo a riconoscere ed amare la natura, la bellezza dei monti, dei fiumi e dei laghetti».

Insomma, il presepe, Maria e Gesù Bambino non hanno bisogno di essere rivisitati ma, semmai, riscoperti. E, se proprio non li si vuole riscoprire, ecco, almeno li si rispetti. Sarebbe già, visto l’andazzo – tra veri e presunti documenti e «ambasciatori», europei – un notevole passo avanti.

 

 




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