“Easing surrogacy is the mother of all mistakes”, ovvero: promuovere l’utero in affitto è l’errore più grande. Un titolo eloquente quello dell’inchiesta condotta dalla giornalista Janice Turner, e pubblicata da The Times, che rivela la cruda realtà di un fenomeno intrinsecamente sfruttatore e disumano, che coinvolge traffici illeciti e viola la dignità della maternità. L’utero in affitto.
Anche una testata internazionale prestigiosa come il The Times, dunque, ammette che l’utero in affitto è un errore abnorme. La denuncia arriva dall’inchiesta che ha esplorato i risvolti nascosti di questa pratica, spostandosi in particolare, ma non solo, tra il Messico e il Regno Unito. Il reportage mette in luce i legami tra la maternità surrogata, il traffico di esseri umani e i guadagni miliardari di un business sempre più spietato e diffuso.
Messico: la nuova frontiera dello sfruttamento
L’inchiesta di Turner si concentra sul Messico, divenuto la nuova destinazione per il “reclutamento” di madri surrogate. Qui le agenzie di pianificazione familiare collaborano con cliniche locali, spesso in contesti legati a traffici di esseri umani. Il Messico, nel dettaglio, ha preso il posto dell’India e della Thailandia, dove la “surrogazione” per stranieri è stata vietata dopo scandali e abusi. Tra i casi più noti, quello del piccolo Gammy, nato in Thailandia con Sindrome di Down e rifiutato dai “genitori committenti” australiani, mentre la madre “surrogata” si è opposta all’aborto per le sue convinzione religiose. Tra l’altro Gammy aveva una sorella gemella, che invece è stata “accettata” dai committenti e portata in Australia, strappandola non solo alla madre ma anche, appunto, al fratello. Un caso eclatante che ha fatto emergere le profonde ingiustizie di questo sistema.
«Un atto intrinsecamente sfruttatore»
Turner, senza mezzi termini, denuncia come il pagamento delle donne per portare in grembo figli altrui sia intrinsecamente sfruttatore e cita i casi di Paesi europei, come l’Italia, dove la pratica è stata in tutto o in parte vietata, mentre proprio in altre realtà - in particolare del cosiddetto Terzo Mondo - viene mascherata sotto il falso velo di altruismo o solidarietà. Una presa in giro, poiché dietro il pagamento dei “rimborsi spese” si nascondono giri di soldi miliardari.
L’ipocrisia liberal e il business miliardario
L’inchiesta del Times, poi, critica in modo molto aspro l’ipocrisia di molti politici progressisti britannici, che si preoccupano di questioni etiche come la provenienza del caffè o il trattamento dei vitelli da latte, ma vedono nell’utero in affitto «la prossima frontiera progressista», come afferma sempre la giornalista. Intanto, proprio il giro d’affari della maternità surrogata continua a crescere in modo vertiginoso: solo il segmento “commerciale” ha generato un fatturato di 14 miliardi di dollari nel 2022, saliti a quasi 18 miliardi nel 2023, con una stima di 129 miliardi di dollari entro il 2032.
Rischi per la salute delle donne e abusi medici
Infine, ma non per importanza, l’inchiesta del Times evidenzia i gravi rischi per la salute delle madri surrogate. Secondo uno studio della Queen’s University del Canada, infatti, «la maternità surrogata gestazionale – che prevede trattamenti ormonali intensivi e trasferimenti di embrioni – triplica il rischio di complicazioni come sepsi e preeclampsia». Alle donne, inoltre, vengono spesso offerti bonus per sottoporsi a cesarei non necessari, una pratica rischiosa ma conveniente per le coppie occidentali che pianificano i voli per assistere al parto e che smaschera ancora di più le molte aberrazioni di questa pratica.