18/10/2024 di Fabio Piemonte

L’utero in affitto reato universale non è inutile e in oltre 180 Paesi non è consentito

In Italia l’utero in affitto è finalmente “reato universale”. È «un colpo durissimo all’osceno mercato internazionale di bambini alimentato dalla maternità surrogata», ha opportunamente dichiarato Jacopo Coghe, non appena è arrivata la notizia dell’approvazione della legge.

Tale consapevolezza maturata nel nostro Paese, che si pone così quale faro di civiltà contro il traffico di esseri umani, in realtà è già tale in Italia dal 2004, ovvero da quando – all’interno dei nostri confini – la pratica è stata dichiarata illegale. E sempre illegale rimane in oltre 180 Paesi in tutto il mondo, contrariamente a quanto farebbe pensare la narrazione di certa stampa che, in queste ore soprattutto, continua a dire che il resto del Mondo è “diverso” dall’Italia. Nella strangrande maggioranza degli altri Stati, infatti, la maternità surrogata è illegale e anche quando non è esplicitamente, di fatto non viene consentita.

Soltanto Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Portogallo consentono la maternità surrogata solo a titolo gratuito (anche se sappiamo che con i “rimborsi spesi” poi così tanto gratuita non lo è). In Germania e Austria, invece, è proibito praticare la surrogata ma consentito trascrivere l’atto di nascita all’estero con due padri, mentre in Francia e Spagna, è possibile l’adozione anche da parte del padre non biologico.

In Belgio, Ucraina, Grecia, e Georgia, invece, la maternità surrogata non è regolamentata. Di qui ne consegue che in Belgio è “altruistica” e solo per residenti. Ucraina, ma anche Grecia e Georgia, invece, sono diventate le principali mete europee a pagamento, sia pure per le sole coppie eterosessuali. In tali Paesi si assiste purtroppo a un ignobile business sulla pelle di madri e bambini. Il motivo fondamentale è dovuto sostanzialmente al prezzo, decisamente “low cost”, se si pensa che negli Usa lo stesso traffico commerciale si aggira tra i 100 e i 120mila euro, quasi il doppio se non in alcuni casi il triplo.

Negli Stati Uniti e in Canada (dove è soltanto “altruistica”, tranne in Quebec dove è totalmente vietata) l’utero in affitto è consentito persino ai single. In realtà, però, tale pratica è consentita senza limiti soltanto in California con un unico vincolo: la madre surrogata deve avere almeno già un figlio suo. Negli Stati di New York, New Jersey, New Mexico, Nebraska, Virginia, Oregon, Washington è consentita solo a titolo gratuito, così come in Brasile e in Australia. In Israele è invece permessa solo ai residenti eterosessuali o anche alle donne single non fertili.

Relativamente ai Paesi asiatici, in specie in India, Nepal e Thailandia, la maternità surrogata commerciale è stata vietata, soprattutto a seguito dei numerosi scandali scoppiati a causa dello sfruttamento diffuso delle donne, violate nella loro dignità femminile e materna, e trattate alla stregua di schiave. In particolare, in India dal 2015 la pratica è diventata solo a titolo gratuito e vietata agli stranieri.

Insomma, se nel nostro Paese in specie l’opposizione è insorta rilevando l’inutilità della legge sull’utero in affitto quale “reato universale”, in realtà sono tanti i Paesi che hanno invertito il senso di marcia o comunque stanno maturando una nuova consapevolezza sulla disumanità di tale barbara pratica. Ecco perché al di là degli aspetti puramente giuridici e legislativi, come ribadito in diverse occasioni da Pro Vita & Famiglia, quello che conta è anche se non soprattutto il valore pedagogico della legge stessa. Ogni legge contribuisce infatti a creare una mentalità culturale. La legge sull’utero in affitto quale reato universale considera infatti almeno due imperativi morali ineludibili: i figli non si comprano e le madri non sono incubatrici in vendita. Ecco perché la nuova legge italiana non solo è un faro di civiltà, ma molto molto molto più utile di quanto vogliano farci credere.

 

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