La Corte Suprema canadese ha legalizzato l’eutanasia.
Per essere precisi si parla di “suicidio assistito”, ma la distinzione tra i due è questione di lana caprina. Per ora è il malato a chiedere di essere “aiutato” a morire da un medico. Tra poco sarà il medico a decidere chi deve morire e perché.
L’esperienza degli altri paesi che sono “più avanti” insegna.
Con questa sentenza della Corte Suprema, infatti, il Canada entra in questa schiera di paesi “progrediti”: Svizzera, Paesi Bassi e Belgio, nonché gli Stati dell’ Oregon e di Washington.
Per ora si può uccidere solo la persona che (1) chiaramente acconsente alla cessazione della vita, (2) ha una condizione medicalmente giudicata grave e irrimediabile che provoca sofferenza intollerabile per quell’individuo in quelle condizioni.
La Corte ha dato al governo federale 12 mesi di tempo per adeguare le leggi vigenti.
“In buona sostanza i giudici hanno deciso che alcune persone sono meglio morte che vive, perché sono deboli. Questa è una terribile giornata di vergogna per il Canada”, ha detto Jim Hughes, presidente nazionale della Coalizione per la Vita, a LifeSiteNews. “E ‘sempre una falsa compassione uccidere qualcuno che soffre”.
Alex Schadenberg, direttore esecutivo della Euthanasia Prevention Coalition, ha detto che legalizzare il suicidio assistito si tradurrà presto in abusi nei confronti di anziani, disabili e altre persone socialmente svantaggiate”.
Una volta che si inizia a considerare l’omicidio come un mezzo per risolvere i problemi, improvvisamente si presenteranno sempre più numerosi i problemi per cui l’omicidio è l’unica soluzione.
Una volta che è stata intrapresa la via, l’estensione dei criteri di applicabilità del suicidio assistito ad un numero di ipotesi sempre più ampio sarà “necessaria” in nome dell’uguaglianza e della parità dei diritti.
Per quanto riguarda i medici (boia), gli stati dell’Ontario e dello Saskatchewan hanno già elaborato una proposta di normativa che li costringerebbe ad offrire la morte ai loro pazienti, nonostante le loro obiezioni di coscienza per motivi religiosi o morali.
Redazione