Una democrazia strana quella dei diritti insaziabili, così come lo è chiamare “matrimonio” l’unione gay: quando perdono (le lobbies) vincono sempre. Alcuni giorni orsono, con un referendum popolare, i cittadini di Taiwan avevano respinto l’equiparazione matrimonio naturale e omosex. Nemmeno le grandi imprese commerciali e finanziarie erano riuscite a convincere gli elettori, e la sconfitta aveva portato a una drastica riduzioni dei consensi per il partito di governo, Partito Democratico del Progresso. Bene, il popolo ha votato, la questione è chiusa, si direbbe in ogni democrazia. Invece no, a Taiwan le cose vanno diversamente. Infatti in questi ultimi giorni il governo, uscito perdente dal risultato elettorale, ha annunciato di voler far approvare dal parlamento una nuova legge per riconoscere i matrimoni gay a Taiwan.
Non scherziamo, è la pura verità. Vi immaginate se i gruppi pro famiglia irlandesi avessero preteso e ottenuto il blocco di ogni legge sul matrimonio omosex dopo la sconfitta subìta tre anni orsono? Si sarebbe scatenato il putiferio universale. Questa regola non scritta ma attuata ovunque, che il popolo è sovrano solo quando approva le decisioni di lobbies e governi favorevoli a leggi pro aborto e pro matrimonio gay, è un distorto rispetto del principio primo della democrazia. Il principio che se perdi vinci lo stesso non fa parte della democrazia, ma della tirannia. Non c’è da lamentarsi se poi rinasce il nazionalismo in tutto il mondo. Tra meno di due anni ci saranno nuove elezioni a Taiwan, scommettiamo che la grande coalizione di associazioni pro famiglia farà sentire la propria voce?
Luca Volontè