Il Congresso Mondiale delle Famiglie non è una realtà “mainstream”, né “piace alla gente che piace”. Tutti gli organizzatori sono decisamente degli outsider e anche le personalità politiche che parteciperanno alla prossima edizione sono visti come una spina nel fianco dai poteri forti. È anche per questo che del Congresso se ne parla e ne parlano anche quelli che, in cuor loro, ne sognerebbero un fallimento in grande stile.
L’imminente prossima edizione, in programma a Verona, dal 29 al 31 marzo, ha scomodato – sorprendentemente ma non troppo – le attenzioni del mondo d’arcobaleno colorato. Per Gay.it, la miglior sintesi dell’evento è «un inno all’omofobia», ovvero «un’intensa ode alle famiglie naturale». La grande colpa del Congresso Mondiale sarebbe quella di ignorare «volontariamente la comunità Lgbt, le coppie arcobaleno e la lotta alle discriminazioni di genere». A Verona, si lagnano sul sito omosessualista, sarebbe in arrivo «un team di omofobi, provenienti dai Paesi più arretrati esistenti», tra cui «miliardari conservatori e ortodossi, politici pro-Putin» e altri russi ma anche delegati «dalla Nigeria e dall’Uganda, attivisti sostenitori di leggi “anti-gay”». C’è allarme anche per la presenza dei ministri Salvini e Fontana, percepiti come omofobi non meno dell’americana Alliance Defending Freedom che avrebbe «sostenuto le proposte di criminalizzare i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti».
Le femministe di Non una di meno, da parte loro, stanno imbastendo un “contro-congresso”, sempre a Verona e negli stessi giorni. «Vorremmo che da Verona partisse una risposta internazionale a questo tipo di politiche regressive e fasciste che a Verona ricevono il supporto anche delle istituzioni italiane», dichiara l’attivista di Non una di meno, Laura Sebastio, che, a suo dire, in considerazione dell’appoggio governativo al Congresso delle Famiglie, teme «un inasprimento delle politiche contro le donne e contro gli omosessuali che dobbiamo contrastare».
L’atto ostile più “istituzionale” è però arrivato dai soliti Radicali. La senatrice Emma Bonino e il deputato Riccardo Magi hanno presentato un’interrogazione parlamentare alla Presidenza del Consiglio dei ministri per chiedere spiegazioni sul patrocinio istituzionale che è stato garantito al Congresso Mondiale delle Famiglie e se quest’ultimo abbia o meno ricevuto finanziamenti pubblici. Magi, in particolare, ha chiesto la revoca del patrocinio governativo definito «uno schiaffo in faccia ai princìpi fondamentali di uguaglianza e di non discriminazione garantiti dalla nostra Costituzione».
Non è tardata la replica di Toni Brandi, presidente di Pro Vita e del Congresso Mondiale delle Famiglie, che, intervistato dall’agenzia Dire, si è detto «rammaricato» e «dispiaciuto» per le critiche dei due parlamentari di +Europa. «Perché rifiutare a priori il dibattito? Perché non si può parlare di famiglia? Cosa c’è di male? Noi non stiamo costringendo nessuno a pensarla come noi», afferma Brandi, dicendosi disposto a incontrare la Bonino. «Troppo spesso le persone non accettano il dibattito e ci liquidano come oscurantisti. Forse è comodo, non riesco a capire, noi siamo pronti a dibattere con tutti, non abbiamo paura del confronto», ribadisce poi il presidente del Congresso Mondiale.
Luca Marcolivio