09/11/2021 di Manuela Antonacci

Il ddl Zan ci riprova… questa volta a livello regionale

E’ stata presentata lo scorso 3 novembre, in seno al consiglio regionale della Puglia, una nuova proposta di legge, contro l’omotransfobia.

Forse non paghi dell’affossamento ricevuto dal ddl Zan, in Senato, si sta cercando di rigiocare la stessa carta a livello regionale. Peraltro, in Puglia, si tratta del secondo tentativo già messo in atto nella passata legislatura. Il nuovo disegno di legge si intitola `Disposizioni per garantire il principio di pari opportunità e di parità di trattamento in riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alle variazioni nelle caratteristiche di sesso´ ed è stato redatto dai consiglieri del Pd Francesco Paolicelli e Donato Metallo, insieme ad altri altri 24 consiglieri regionali della maggioranza di centrosinistra.

Come ci ha tenuto a chiarire Paolicelli «La proposta nasce anche a seguito di quello che ci stanno dicendo le piazze in questi giorni” - che a suo dire - avrebbero lo scopo di inviare un messaggio ben preciso alle istituzioni, cioè “garantire i diritti”.  Una proposta di legge - secondo Paolicelli - che vorrebbe infatti “garantire i diritti civili”, contando sull’appoggio “di quante più associazioni possibile e delle nuove generazioni”.

E, invece, a svelare il vero impianto liberticida e ideologico del ddl regionale, ci pensa proprio, senza volerlo, uno dei suoi promotori: il consigliere Metallo che soddisfatto, in coda alle parole di Paolicelli, afferma che “a questo si aggiungono i temi della responsabilità sociale di impresa e della cultura, attraverso finanziamenti a tutte quelle attività che sostengono i temi della diversità di genere. Abbiamo ripreso quello che era il disegno di legge scritto dal compianto assessore Totò Negro e dal presidente della Regione, Michele Emiliano, nella scorsa legislatura”.

Solo che, il disegno di legge Negro-Emiliano prevedeva all’articolo 3 che la Regione promuovesse “attività di formazione e aggiornamento per gli insegnanti e per tutto il personale scolastico, nonché per i genitori, in materia di contrasto degli stereotipi di genere e di prevenzione del bullismo motivato dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere», ovvero la consacrazione del gender nelle scuole pugliesi.

Si parla anche di “comunicazione inclusiva”, che il nuovo ddl vorrebbe promuovere, ma non si capisce bene in che senso. Ricordiamo, allora, che il ddl Negro-Emiliano a cui la nuova proposta si ispira, all’art.8 disciplinava le funzioni del CORECOM (Comitato Regionale per le Comunicazioni), prevedendo che tale organismo di garanzia effettuasse la rilevazione sui contenuti della programmazione televisiva e radiofonica regionale e locale, nonché dei messaggi commerciali e pubblicitari, eventualmente discriminatori rispetto alla pari dignità riconosciuta ai diversi orientamenti sessuali, all’identità di genere o a una condizione intersessuale della persona», in sostanza ogni tipo di messaggio trasmesso attraverso qualunque tipo di mezzo comunicativo, se la legge fosse passata, sarebbe stato filtrato dal Comitato perché non risultasse offensivo verso le varie identità di genere.

Una sorta di MinCulPop regionale che rendeva bene l’idea dell’impianto “democratico” del DDL e ci chiediamo, a questo punto, se lo strano concetto di “democrazia” alla base del ddl della precedente legislatura, non sia anche il principio ispiratore della nuova proposta di legge.

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