In Ungheria c’è un vescovo che crede, è fedele al Magistero di sempre, è intellettualmente onesto e ha il coraggio di parlare chiaramente contro il gender (... e non solo).
«Deo gratias!», è il primo commento che ci è salito alla bocca leggendo la traduzione di una sua recente intervista concessa al periodico on-line Veol.hu (qui la traduzione in italiano): c’è ancora speranza per la nostra povera umanità disorientata, ci sono ancora dei Pastori.
Il nome del protagonista è Mons. Gyula Márfi, classe 1943. Da vent’anni è alla guida dell’arcidiocesi di Veszprém, ha appena ricevuto la prestigiosa medaglia dell’Ordine al Merito della Media Croce Ungherese per la sua instancabile opera di apostolato.
Ma vediamo quanto ha detto l’Arcivescovo sul tema del gender: «Nel nome del pluralismo annunciamo l’ideologia del gender, per cancellare la differenza tra i sessi. Queste sono tutte contraddizioni che dimostrano che chi le appoggia ha perso la ragione, è in contrasto con se stesso. Domenica scorsa alla Messa ho citato Dániel Berzsenyi: “Il sostegno, la base di ogni paese / è la morale pulita che se si guasta: / Roma crolla e diventa schiavitù”. Queste righe oggi principalmente si riferiscono all’Europa e sussiste il pericolo che “l’Europa crolli e diventi schiavitù”. Nello stesso momento ci sono segni incoraggianti perché una persona cristiana non può essere mai pessimista».
Nessun giro di parole: il gender è un insulto alla ragione e porterà l’Europa alla crisi. Se si mina nel profondo l’identità delle persone, si costruirà una società di schiavi, di burattini senza libertà.
Mons. Gyula Márfi si è espresso molto chiaramente anche sul tema dell’immigrazione, che ha sempre a vedere con la difesa della propria identità (seppure in questo caso della società, non personale) e della propria cultura.
Redazione
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