Il cosiddetto «sistema Bibbiano c’è eccome ed è frutto di soldi e ideologia». Sono le parole di Francesco Borgonovo, vicedirettore del quotidiano La Verità e autore, insieme al collega Antonio Rossitto, del libro dal titolo “Bibbiano, i fabbricanti di mostri”.
Nel libro viene affermato innanzitutto che Bibbiano non è stato un episodio, ma c’è un vero e proprio sistema, nonostante la magistratura abbia affermato il contrario. Lei sostiene questo
«In realtà la questione che non esiste un sistema Bibbiano è una parziale e cattiva interpretazione delle parole del Presidente del Tribuna le dei Minori di Bologna, in quale ha adottato queste parole per dire che i casi che ha controllato lui sono puliti e quindi il sistema Bibbiano non si estende al tutta la regione Emilia-Romagna. Il Presidente ha però anche detto che il sistema di gestione degli affidi in Italia ha dei grossissimi problemi, ma di questo molta stampa non ne ha dato notizia. La stampa in generale si è limitata ad affermare che il “sistema” non esiste o che il caso Bibbiano sia stata un “raffreddore”, come ha detto la Commissione tecnica della Regione Emilia-Romagna. In realtà il sistema esiste ed esiste un sistema composto da varie persone, per le quali ovviamente sarà la magistratura ad accertare le responsabilità penali. Ma al di là di questo quello che emerge è che c’è una gestione quantomeno mancante di controlli, perché a Bibbiano e nei dintorni c’erano degli assistenti sociali, degli psicologi e anche degli amministratori che facevano un po’ come quello che volevano con i bambini e il fatto che questo sia stato loro concesso significa che forse bisognerebbe controllare meglio quello che accade con la gestione dei minorenni in Italia».
C’è un filo rosso che collega Bibbiano con altri casi? Vengono raccontati nel libro? Quali sono?
«Ci sono altri casi clamorosi come quelli del basso modenese o del famoso caso Veleno, dove dei genitori furono accusati di fare dei riti satanici e di molestare i bambini. Ci sono i casi di Biella dove un’intera famiglia si è suicidata e di Rignano Flaminio. Più in generale però quello che emerge è che c’è una cultura che tende a demonizzare la famiglia naturale. Ovvero l’idea che la famiglia naturale vada sempre corretta, cambiata, modificata. Delle idee anche palesate da alcuni protagonisti del caso Bibbiano che tramite i social o alcune interviste dicevano chiaramente che la famiglia patriarcale sarebbe ancora troppo potente in Italia e c’era il bisogno di fare in modo che venisse meno l’influenza di questa famiglia patriarcale presente nella società italiana».
Lei ha affermato che Bibbiano non è altro che il frutto di soldi e ideologia. Quale?
«C’è sicuramente un’ideologia che è un insieme di quello che resta del post comunismo e del capitalismo senza limiti. Ci sono delle forze che remano contro la famiglia e lo scandalo Bibbiano guarda caso è avvenuto nella stessa regione dove è stata approvata, nonostante l’ostracismo del centrodestra, una legge assurda contro l’omotransnegatività. C’è quindi dietro l’ideologia liberal, che non è altro che l’insieme di interessi economici mascherati da diritti, per cui si vuole colpire la famiglia per dare spazio ad altre realtà. Per esempio dando in affido i bambini ad alcune coppie Lgbt e l’idea diffusa in Italia al giorno d’oggi è che queste coppie siano migliori della famiglia naturale. Perché sarebbero più colte, più intelligente, più pronte a giocare con i figli e così via».