13/04/2021

Il lievito di Erode

Una breve digressione sul lievito di birra

A voler guardare con occhio benevolo, uno dei pochi aspetti positivi di quest'interminabile periodo di chiusure forzate e speranze di normalità sempre disattese, consiste nell'aver sfruttato lo stare in casa per riprendere dimestichezza con alcune pratiche ancestrali rimosse dalla quotidianità, tra queste il piacere di preparare il pane. Il fenomeno, che ha registrato il suo picco durante il cosiddetto primo “lockdown”, ha segnato il tutto esaurito per un ingrediente che di solito se ne sta buono in qualche scaffale del supermercato senza dare nell'occhio: il lievito per panificazione. Detto anche “di birra” per i nostalgici della movida. 

I più profani forse non sapevano che vi è differenza tra questo ingrediente e la normale polvere istantanea usata per i dolci. Così, alle prime battute, avranno osservato con stupore la forza della natura contenuta in questa coltura cubiforme di microorganismi. Una forza in grado di pervadere e trasformare la materia con cui viene a contatto, traendone al contempo nutrimento per replicarsi in un numero potenzialmente infinito di passaggi, senza perdere mai vigore. Anzi, chi ha dimestichezza con la lievitazione naturale, basata sul riporto di precedenti panificazioni, sa bene come ogni pezzo di impasto fermentato conservi la medesime potenzialità del lievito di partenza e possa essere usato per nuove panificazioni, in un processo a catena che non finisce mai. Esistono infatti lieviti tramandati per generazioni, e addirittura centenari. Ognuno in grado di conferire una particolare fragranza. Più sono i passaggi e più il lievito si “stabilizza” per garantire buoni risultati,  e si rinforza anche per le preparazioni più complesse.

Il lievito del Regno di Dio e il lievito di Erode e dei farisei

Questa breve digressione su lievito e panificazione ci serve per osservare che una lunga catena di passaggi non sempre annacqua o diluisce la sostanza di partenza. Può verificarsi persino l'esatto contrario. La sorpresa è che dietro quest'analogia sembrano celarsi pure delle verità spirituali, al punto che nella Bibbia e per bocca di Gesù nei Vangeli vediamo usare in più occasioni la “parabola del lievito” per affermare un concetto simile [1]. «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti» (Mt 13,33), che simboleggia la pervasività dell'annuncio evangelico. Il lievito può essere anche il peccato, in grado di contaminare la massa che è composta dall'insieme degli uomini in modo simile alla fermentazione: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!» (Mc 8,14-21) dice Gesù per mettere in guardia i suoi discepoli.

L'impiego di linee cellulari ricavate da tessuti di  bambini abortiti volontariamente tanto tempo fa

Volgiamo il tutto dalla teoria alla pratica. Recentemente siamo arrivati a giustificare l'impiego di linee cellulari ricavate da tessuti fetali umani mediante la pratica dell'aborto, accampando l'idea che  quelle utilizzate oggi siano ormai molto distanti dagli aborti originali [2]. Dunque, una lunga catena di passaggi nella ripetuta replicazione di queste linee cellulari avrebbe annacquato la responsabilità iniziale di ottenerle dai corpicini inermi di bambini abortiti. Il problema di cooperazione morale al male inizialmente profilato non dovrebbe più porsi nelle nuove produzioni. Alla luce delle considerazioni qui enunciate, siamo sicuri di poterlo affermare con certezza? Mi chiedo invece se non sia avvenuto l'opposto, cioè che durante questi passaggi la presenza intrinseca del male si sia piuttosto rafforzata e consolidata proprio come avviene con il lievito, fermentando gli animi delle masse, sempre più assuefatte ad ogni genere di abominio, e il cuore di chi avrebbe dovuto fare loro da guida. 

Ci siamo assuefatti al male?

Possiamo constatare facilmente che questo sgradevole passaggio è realmente avvenuto: la Pontificia Accademia per la Vita in un testo pubblicato nel 2005 riconosceva la possibilità, laddove non vi fossero state alternative, di beneficiare di vaccini ricavati da feti abortiti per scongiurare gravi malattie. Condannava al contempo tale pratica e spingeva affinché si facesse tutto il possibile per invertire la rotta. I credenti avrebbero dovuto risalire la catena di responsabilità e dare battaglia per ottenere vaccini etici, influenzando i decisori politici e i produttori.

Vista la situazione attuale è evidente come niente di ciò sia avvenuto. In compenso, abbiamo scelto di smettere di porci del tutto il problema. Abbiamo preso solo la clausola più conveniente di quella che era una licenza condizionata e, a forza di concentrarci unicamente sull'aspetto di comodo, abbiamo dimenticato i nostri doveri. Ecco che oggi possiamo sentirci in diritto di affermare che non esistono problemi morali ad usare vaccini prodotti con materiale fetale umano, senza più riserve né condizioni. Voltandoci semplicemente dall'altra parte. Non importa che nel mondo si continuino a procurare nuovi aborti per lo sviluppo di linee cellulari: la questione per noi è definitivamente risolta, affogata nell'indifferenza e qualche volta addirittura nell'orgoglio. Così facendo ci siamo posti su un piano di responsabilità sovrapponibile a quello degli stessi produttori cinici che avremmo dovuto spingere a cambiare con i propositi iniziali. I quali, oggi, non avranno alcuno stimolo a investire nella ricerca di soluzioni alternative moralmente valide, visto che non le richiede nessuno. Da quello che era un compromesso siamo passati ad una collaborazione attiva e deliberata con il male.

Nel caso della vaccinazione anti covid-19, abbiamo pure osservato che non viene minimamente contemplata la possibilità di scegliere il prodotto più adatto ai bisogni morali di ognuno. Ancora una volta, nel nome di un'emergenza infinita, il vaccino da accettare è quello imposto dallo Stato e deciso secondo criteri meramente calcolistici, che non tengono le necessità più profonde dell'uomo in nessuna considerazione. Un agire del genere ricalca efficacemente la mentalità comunista, nella quale stiamo rapidamente sprofondando. Forse non è a sproposito che qualcuno veda nell'attuale emergenza sanitaria un'opportunità ghiotta per ristabilire l'egemonia della sinistra [3].

Devo dire che, quando ho riletto i passaggi del Vangelo interessati dalla parabola del lievito, non ricordavo il riferimento a Erode. Più che una normale coincidenza sembra essere un invito alla riflessione. L'Erode al quale noi dovremmo guardare è quello della strage degli innocenti, oggi invocata e perpetrata con lo stesso cinismo del sovrano di allora, stavolta persino con l'approvazione delle masse indifferenti. Masse che il lievito di Erode sta disumanizzando privandole della coscienza, per condurle al punto di approdo della panificazione: le fiamme ardenti della fornace.

Andrea Ingegneri

[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Parabola_del_lievito

[2] https://lanuovabq.it/it/vaccini-da-feti-abortiti-il-muro-di-silenzio-vaticano

[3] https://www.nicolaporro.it/speranza-choc-la-pandemia-aiutera-la-sinistra/

 
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