29/06/2024 di Luca Marcolivio

Il Parlamento Europeo non si è ancora insediato ed è già pro Lgbt

Le elezioni europee dello scorso 6-9 giugno hanno avuto come esito uno spostamento a destra del voto, manifestatosi in vari Paesi, Italia compresa, che ha notevoli risvolti sul piano valoriale: più enfasi sulla sovranità degli Stati membri, meno ideologia green radicale ma anche il ritorno a politiche più centrate sulla sacralità della vita e sulla famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

La crescita delle forze conservatrici è stata evidente ma non forte abbastanza per scardinare la “grande coalizione” tra popolari e socialisti, che, sia pur più esile che in passato, conserverà un potere sedimentato da decenni, peraltro riproponendo alla guida della Commissione Europea Ursula von der Leyen, popolare e “cristiana” di nome ma non di fatto.

La spinta verso le derive antropologiche che arriva da Bruxelles sembra davvero essere inversamente proporzionale al consenso di cui godono gli ormai logori Ppe e Pse. A conferma di questa tendenza, per la quale non sembra esserci alcuna inversione, troviamo ulteriori iniziative, in vista della prima seduta del nuovo Parlamento europeo, prevista per il prossimo 16 luglio, volte a garantire che l’assise di Strasburgo diventi un luogo di lavoro più «inclusivo verso gli Lgbt». A rivelarlo sono alcune e-mail interne all’istituzione, intercettate e diffuse da The European Conservative.

Tali e-mail rivelano i piani della DG Pers, la divisione delle risorse umane del Parlamento europeo: l’obiettivo è portare a realizzazione eventi informali per accogliere il nuovo personale Lgbt, garantendo al tempo stesso che l’Eurocamera rimanga un «datore di lavoro pienamente inclusivo per il personale Lgbtqia+». Eventi che, a quanto pare, saranno coordinati dall’organizzazione no-profit Inspiring More Sustainability (Ims) con sede in Lussemburgo, specializzata nella promozione dell’uguaglianza sul posto di lavoro. La responsabile dell’inclusione Lgbt dell’azienda, Priscilia Talbot, terrà un discorso finalizzato ad esortare l’accettazione dei gay all’interno nel Parlamento europeo.

Seguirà un’ulteriore iniziativa consistente nella proiezione di una commedia dal titolo Lessons of Tolerance, in cui si parla di una famiglia ucraina di mentalità conservatrice che convive con un uomo gay per avvalersi dei finanziamenti dell’Unione Europea. Alla fine della vicenda, i protagonisti avranno imparato ad abbandonare i propri pregiudizi per diventare dei cittadini tolleranti, inclusivi ed empatici. In una parola: “europei”.

Negli ultimi anni, il Parlamento europeo e altre istituzioni dell’UE hanno assunto una linea militante sulle questioni Lgbt sia nei confronti della Russia, sia verso Stati membri di orientamento culturale “conservatore”, come Polonia e Ungheria. Lo scorso mese, inoltre, i ministri per le pari opportunità hanno concordato con Bruxelles il perseguimento dei diritti Lgbt a trecentosessanta gradi. In questo ambito, uno dei principali lobbisti interni a Bruxelles è l’intergruppo Lgbt dell’Europarlamento che opera con l’assistenza di 162 eurodeputati e monitora il processo decisionale all’interno delle istituzioni dell’UE e degli Stati membri in collaborazione con un team transnazionale di Ong della società civile.

Nonostante l’aumento del numero di eurodeputati conservatori, si prevede dunque che la Commissione Europea approverà un’altra strategia quinquennale Lgbt nei prossimi mesi. L’eurolegislatura appena conclusa aveva già notevolmente accentuato il monitoraggio nei confronti degli Stati membri al fine di attuare politiche liberal, oltre che le pressioni sulle istituzioni UE, affinché dessero il “buon esempio”, garantendo un ambiente di lavoro gay-friendly.

I gruppi parlamentari di destra, pur usciti rafforzati dalle ultime elezioni europee, rimarranno dunque probabilmente opposizione a Strasburgo. Sorge spontaneo domandarsi, tuttavia, se riusciranno in qualche modo a sfruttare i loro crescenti consensi, per limitare le derive arcobaleno. In caso contrario, saremo legittimati a pensare che, nelle istituzioni europee, la democrazia e il libero dibattito siano condannati a rimanere lettera morta.

 

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