Quando ci si appiglia a tutto per veicolare una teoria, evidentemente essa non ha solide basi scientifiche per reggersi in piedi da sola. Tanto più se si tratta di una ideologia che ha la pretesa di sottomettere chiunque al proprio messaggio.
È quello che avviene nel caso dell’ideologia gender, che sostiene si possa essere maschi, o femmine, o altro, a seconda di come ci si senta, indipendentemente dal dato biologico, e che i bambini possano avere indifferentemente un padre e una madre, due padri o due madri o altre (inesistenti) forme di genitorialità.
Accade così che Evan McLeod, un bambino di soli 4 anni, autistico, con una diagnosi di microcefalia “e ritardi nello sviluppo in generale”, per il solo fatto di preferire l’abito di Biancaneve a quello di un cavaliere è stato trasformato in un paladino dell’ideologia gender, come spiega Il Primato Nazionale in un suo articolo.
Ecco le parole della madre che lo hanno reso famoso sui social, come descrizione delle sue foto in abito da Biancaneve: «Questo è il mese dell’orgoglio omosessuale e ho pensato che questo video fosse perfetto perché Evan ama vestirsi con i vestiti proprio come la vera regina che è», «Celebriamo le nostre differenze e non usiamole come arma li uni contro gli altri. L’amore è amore!».
Insomma, un bambino di soli quattro anni poteva mai esser pienamente consapevole della disputa ideologia in questione, prendendovi netta posizione in merito? Ovviamente no, aveva solo una semplice preferenza per il vestito di Biancaneve. È il caso, quindi, di usarlo come icona del gender?
I bambini meritano di sapere la verità su se stessi e sulla propria reale identità, meritano di essere aiutati ad amarsi e a scoprire la preziosità del proprio corpo così com’è, senza essere spinti a cercare di essere altro.
di Luca Scalise