Quanto avvenuto in Francia dovrebbe rimanere un unicum, anche perché definire l’aborto una libertà è qualcosa che eccede le impostazioni di qualunque giurisprudenza occidentale. E’ il pensiero di Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, intervistato da Pro Vita & Famiglia. Nonostante lo choc del voto francese, per Baldassarre si può – anche se moderatamente – rimanere ottimisti per quanto riguarda una possibile, drammatica, deriva italiana in senso abortista.
Professor Baldassarre, qual è la valutazione che si può dare, in prima battuta, alla scelta francese sull’aborto?
«Quella francese è la prima Costituzione europea che include una norma di questo tipo. Il problema è che configura l’aborto come una libertà e questo è decisamente troppo persino per le giurisprudenze costituzionali di tutti i Paesi occidentali. Nessun Paese riconosce l’aborto come una libertà della persona umana. La mia osservazione è che chi richiede, da questo punto di vista, l’aborto, può riconoscerlo in certi casi come un diritto dettato da una necessità, legato a un conflitto su temi costituzionali che non si possono risolvere altrimenti. Ma come libertà è sicuramente eccessivo, proprio alla luce delle libertà riconosciute dalle varie corti costituzionali».
Nel caso della Francia, l’obiezione di coscienza potrebbe andare incontro a pericoli?
«Direi di no. Proprio perché è una questione moralmente discutibile, l’obiezione di coscienza rimane o almeno spero sarà così. Fino a questo momento le giurisprudenze costituzionali hanno preservato l’obiezione di coscienza. È giusto, quindi, che ognuno che si senta chiamato a collaborare a una pratica del genere, possa far valere ragioni di coscienza».
In Italia, potrebbe mai accadere quello che è successo in Francia?
«Quello della Francia è un unicum in Europa, anche se alcune giurisprudenze, come, ad esempio, quella olandese, si sono spinte più avanti. Tuttavia, proprio perché il caso francese è un unicum, non credo sia un esempio che facilmente sarà seguito, anche perché ci sono comunità di vario tipo, alcune delle quali sono addirittura contro il riconoscimento delle ipotesi minime di aborto. Non credo diventerà un fattore discussione, rimarrà qualcosa di isolato, rispetto alla quale, probabilmente, ha giocato anche l’acquisizione di consensi in certi settori della società da parte dell’attuale presidente della Repubblica francese».
Tornando alla Francia, ritiene che questa modifica della Costituzione possa incidere sui costumi e sulla società?
«È difficile dirlo, anche in Francia c’è una forte componente cattolica. Come sempre succede quando si applicano le norme, dipenderà dalla forza politica che hanno le singole componenti della società. Al momento pare come una mossa ad effetto, il futuro dirà se rimarrà tale o se sarà stato il preludio di uno sviluppo più ampio ma non credo… al momento questa seconda possibilità mi pare molto difficile».