14/11/2024 di Francesca Romana Poleggi

"Il ragazzo dai pantaloni rosa": un film che interpella giovani e adulti

Andrea Spezzacatena è tragicamente morto suicida a 15 anni il 20 novembre 2012. La sua povera madre ha scritto in un libro la sua storia e questo libro è divenuto un film: un importante spunto di riflessione sulla crisi adolescenziale e sulla fragilità dei ragazzi di oggi.

Il suicidio di Andrea a suo tempo fu indegnamente strumentalizzato da i soliti attivisti Lgbt: i media dicevano che Andrea, omosessuale, era stato spinto al suicidio dal bullismo omofobico. Bisogna vedere il film ed evitare che la strumentalizzazione si ripeta. 

Andrea è stato, sì, vittima di bullismo e cyberbullismo. Lo prendevano in giro chiamandolo “Checcacatena”, ma non era omosessuale. I  pantaloni rosa li metteva perché erano originali e non voleva darla vinta agli idioti che facevano battutine idiote in proposito.

La crisi dell’Andrea Spezzacatena protagonista del film è molto più complessa, determinata da diversi fattori.

Sottolineo che andiamo ad analizzare quanto emerge dal film: è inevitabile che - per quanto possano essere verosimili - il personaggio e la sua vicenda sono stati oggetto di un'interpretazione e perciò non è detto che quel che appare al cinema sia perfettamente aderente con il reale vissuto del povero ragazzo. 

Primo: è comune a tutti  gli adolescenti sentirsi grandi e voler essere grandi, ma al contempo sentirsi piccoli e desiderare di restare piccoli. Questa ambivalenza è di per sé un motivo di fragilità. 

Secondo. Questo senso di inadeguatezza, porta istintivamente ad essere attratti da coloro che sembrano aver risolto il problema. Per questo Andrea ammira - idolatra - Christian, il compagno di classe delle medie più grande (ripetente), ribelle, gradasso, sicuro di sé. È quello che Andrea  vorrebbe essere. Fa di tutto per farselo amico anche se si mostra da subito un bullo, crudele e ingrato. 

La regista con qualche inquadratura insistente forse insinua il dubbio che Andrea provasse un’attrazione  fisica per il compagno. La madre di contro ha sempre detto che il ragazzo non era gay: può darsi che la Ferri sia stata influenzata della propaganda ideologica e perversa per la quale desiderare  un “migliore amico” o una “amica del cuore” sia indice di omosessualità. Quando invece un “amico” speciale, è un amico e niente di più. 

Terzo. Andrea ama leggere e studiare. È il più bravo della scuola e per questo è emarginato. Tant'è che si trova con Sara, brava anche lei: sorridendo riconoscono di essere isolati e considerati degli “sfigati” per questo. Tra loro nasce un rapporto davvero bello. 

Quarto. Il ragazzino era felice finché viveva in una famiglia felice. Quando i genitori si separano (e poi Andrea vedrà la madre con un altro uomo), il ragazzo sarà segnato nel profondo.  

Quinto. C'è la vigliaccata mostruosa commessa da Christian con i suoi scagnozzi che espongono Andrea al massimo del ridicolo facendolo vestire da donna con un imbroglio. Allora le foto finiscono su internet e viene creata la pagina social di “Andrea Checcacatena”, piena di insulti e di cattiverie. 

Questo episodio dovrebbe giustamente far sentire dei vermi tutti coloro che assistono ad episodi di bullismo senza dire né fare nulla.

Sesto. Christian dice d’essere stato insieme a Sara: il tradimento inferisce ad Andrea un'altra ferita davvero profonda e dolorosa.

Dopo tutto questo Andrea si suicida.

Il film così mostra come certamente Andrea sia stato vittima di bullismo e cyberbullismo. Ma Andrea era fragile, anche per tanti altri motivi. Non ultimo per la separazione dei genitori.  Pochi lo sottolineeranno, perché da mezzo secolo la propaganda divorzista promuove il fallimento e la rottura del matrimonio come una conquista di libertà. Di quanto il divorzio faccia male ai ragazzi non parla mai nessuno.

Insomma, a me pare che  Andrea e tanti ragazzi come lui vadano in frantumi per mancanza di amore. 

Come ho scritto altrove, manca, certamente, l'amore dei coetanei e in particolare di certi amici. Il film dovrebbe far interrogare tutti i ragazzi che assistono passivamente alle violenze perpetrate dai bulli. Nel film è tristemente assente qualsiasi gesto, o parola di solidarietà nei confronti della vittima.

Manca l’amore dei genitori tra di loro (un amore che non può essere compensato da quello che essi esprimono verso i figli). 

E poi - soprattutto - manca un altro Amore. Un Amore infinito che da solo basterebbe a sostenere e ad accompagnare qualsiasi situazione dolorosa, con una forza che riempie e dà senso. 

Nel film, la nonna risponde alla domanda di Andrea sul perché Dio permetta che soffriamo dicendo che siamo troppi, che Dio non ha tempo per tutti, e che dobbiamo cavarcela da soli. 

Da solo, Andrea, non ce l’ha fatta. 

 

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