20/12/2024 di Giuliano Guzzo

Il Regno Unito vieta i bloccanti della pubertà per minori: «Rischiosi per la salute»

Una svolta storica. Non si può davvero che definire così l’annuncio, diffuso ufficialmente dal governo del Regno Unito, di vietare a tempo indeterminato nel Paese i bloccanti della pubertà, che sono quei farmaci, per lo più a base di ormoni, somministrati ai bambini con disforia di genere per ritardare appunto la pubertà affinché essi – almeno nelle intenzioni di chi è favorevole all’uso di questi farmaci - possano meglio valutare, per così dire, se davvero procedere o meno con la transizione.

Come si è arrivati a questa decisione

Naturalmente, quella del governo inglese non è una decisione casuale. Arriva dopo varie tappe, dallo scandalo del centro Tavistock alla pubblicazione, avvenuta lo scorso anno, del cosiddetto Rapporto Cass, vale a dire d’un imponente documento di 388 pagine – così chiamato dal nome della sua autrice, la pediatra britannica Hilary Cass – che, tassello dopo tassello, smonta una volta per tutte la narrazione unica del cosiddetto "modello affermativo" sui minori a disagio con il loro corpo sessuato. Per questo, già lo scorso maggio, il governo britannico aveva vietato questi farmaci con un provvedimento d’emergenza, con tanto di imposizione – da parte del National Health Service (Nhs), il servizio sanitario britannico - di interromperne le prescrizioni negli adolescenti con disforia di genere. Oggi, con questa nuova decisione, quel provvedimento d’urgenza viene resto definitivo; a tanto si è arrivato dopo che il governo ha potuto visionare il rapporto commissionato dalla Commission on Human Medicines, redatto da un gruppo di esperti indipendenti e anch’esso giunto alla conclusione che c’è «attualmente un rischio di salute inaccettabile nella prescrizione di bloccanti della pubertà ai bambini».

Svolta per la salute degli adolescenti

A comunicare la decisione governativa è stato direttamente Wes Streeting, ministro della Salute. Inutile sottolineare che si tratta davvero un passaggio storico, che dà finalmente ragione alle denunce non solo di tante famiglie ma anche di tanti detransitioners – come Luka Hein, la giovane statunitense che Pro Vita & Famiglia ha ospitato in Italia lo scorso ottobre, con un tour di incontri che ha coinvolto oltre 2.000 spettatori in presenza – che, pentitisi di essere stati avviati in tutta fretta alla riassegnazione sessuale, oggi denunciano i pericoli di una visione ideologica della medicina e della conseguenze somministrazione dei bloccanti della pubertà ai minori. Questi farmaci, va detto, non sono stati messi completamente al bando, anzi verranno ancora usati all’interno delle sperimentazioni cliniche e dai minori a cui erano stati prescritti prima di una certa data. Ma certamente la decisione britannica è storica; tanto più che non è isolata.

Anche l’Irlanda del Nord si accoda. E l’Italia?

Non è isolata non solo per il ripensamento internazionale in atto su questo versante, ma anche perché, sempre in questi giorni, anche il governo dell'Irlanda del Nord ha confermato l’allineamento con il governo UK, e ha dunque ratificato anch’esso il divieto di prescrizione di farmaci bloccanti della pubertà ai minori di 18 anni, con una votazione che che ha ricevuto il sostegno unanime di tutti i partiti.

A promuovere questa svolta è stato il ministro della Salute dell'Ulster Unionist, Mike Nesbitt, che però è stato seguito anche dagli altri partiti; inclusi i riformisti di Alliance, che pure in precedenza avevano espresso preoccupazioni in merito al divieto dei bloccanti della pubertà. Un simile, convinto allineamento dell’Irlanda del Nord non fa dunque che rafforzare la convinzione sia arrivato il momento di archiviare la stagione d’una scienza e d’una medicina asservite ai diktat degli attivisti transgender e Lgbtqia+. La lezione inglese, maturata peraltro sotto un governo progressista, sarà appresa e ascoltata anche in Italia? A questo punto, viene francamente da augurarselo, soprattutto visto quello che è accaduto con il caso dell’Ospedale Careggi di Firenze, al centro di pesanti polemiche dopo le indagini ministeriali che hanno appurato come non siano stati rispettati tutti i protocolli, in particolare quelli inerenti la somministrazione della Triptorelina dopo essere passati dagli obbligatori accertamenti psicologici e psichiatrici sui minori.

 

 

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