C’è un principio chiaro. Se c’è un bambino, a quel bambino va garantito il diritto alla cura, all’accoglimento e nel momento in cui c’è il diritto di un bambino c’è una responsabilità genitoriale che va esercitata. In qualsiasi contesto questa si collochi». Così il ministro della Famiglia Elena Bonetti ha risposto ad Agorà alla domanda se fosse d’accordo o meno all’adozione per le coppie omosessuali.
Già da questa battute appare chiaro che i tempi del ministro Fontana, che sin dagli inizi del suo mandato si preoccupava di sottolineare l’unicità della famiglia naturale formata da un uomo e da una donna, sono, almeno per il momento, finiti.
Infatti, riguardo le adozioni da parte di coppie omosessuali, Elena Bonetti ha annunciato anche che promuoverà «un dibattito e l’ascolto mettendo dei paletti ovvero dei “principi». E sono: «la priorità e l’attenzione, la cura e l’educazione di tutti i bambini, sia che siano figli di un uomo o di una donna che vive in una situazione di una relazione di unione civile nell’ambito dell’omosessualità, sia che siano figli di una donna che vive da sola e quindi va sostenuta nell’ambito della sua solitudine e quant’altro. Come ministro – ha detto la Bonetti - non sono pregiudizialmente contro a nulla che possa garantire il bene delle persone». Affondando ancora di più il colpo ha ribadito: «Ci sono delle famiglie, ci sono tante diversità e in virtù di queste diversità dobbiamo garantire diritti a tutti perché i diritti universali si fondano sul riconoscimento che siamo diversi e tutti abbiamo diritto di far parte della comunità a cui apparteniamo».
Duole notare come nei discorsi del ministro si faccia riferimento ai soli diritti degli adulti ma non vengano menzionati mai i diritti dei bambini, come se semplicemente non esistessero o, peggio, in tutto questo parlare di rispetto e libertà, solo i più piccoli non avessero diritto di parola. Ma si sa, fare i libertari sulla pelle degli altri è facile.
di Manuela Antonacci