Il “World Rugby”, l’organismo che regola i rapporti tra le federazioni nazionali di Rugby e organizza i principali tornei di valore mondiale ed i Tour internazionali di questa disciplina, sta prendendo in seria considerazione l’idea di vietare agli uomini di giocare nella categoria femminile, per via di problemi legati alla sicurezza e al rischio di azioni legali.
Da un rapporto commissionato dalla federazione sportiva, infatti, è emerso che è "significativamente maggiore il rischio" di infortunio quando una giocatrice viene affrontata da un giocatore che si identifica come donna.
Le ultime ricerche, in campo medico, secondo questo rapporto, mostrerebbero che una riduzione del testosterone "non porta ad una riduzione proporzionale della massa muscolare, della forza e della potenza" ma presenterebbe addirittura un "chiaro rischio per la sicurezza".
Dal rapporto, inoltre, risulterebbe che i maschi biologici sono "più forti del 25%-50%, la loro potenza sarebbe maggiore del 30%, il 40% più pesanti e circa il 15% più veloci" delle femmine. Il Dr Nicola Williams, Direttore di “Fair Play For Women”, un’associazione che tutela i diritti delle donne, ha detto che il World Rugby ha dimostrato "coraggio e integrità" affrontando la questione "di petto", in quanto avrebbero “creato l'opportunità di un dialogo aperto, trasparente e rispettoso su un argomento politicamente sensibile combinato con una rigorosa analisi dei dati."
Un aspetto singolare e grave di tutta questa vicenda, inoltre, è che sarebbe emerso che l'anno scorso, diversi arbitri di rugby avrebbero abbandonato lo sport per non essere obbligati a consentire ai transgender di giocare nelle squadre femminili, causando così, gravi infortuni.
Insomma, chissà se una sorta di risveglio, non possa partire proprio dal mondo dello sport in cui, è più difficile somministrare e far prevalere l’imbroglio dell’ideologia, perché, in questo campo, per quanto si cerchi di mescolare le carte, è il dato biologico ciò che determina maggiormente i risultati e con esso bisogna necessariamente fare i conti ed evidentemente, non c’è love is love che tenga.