Centinaia di migliaia di persone hanno marciato per la vita, contro la legalizzazione dell’aborto, in Argentina. Alcuni parlano di 2 milioni di persone.
Hanno riempito le strade di 200 città in tutto il Paese, durante la Domenica delle Palme.
Erano in 50.000 solo quelli che hanno marciato per la vita a Buenos Aires – in passato la diocesi di Papa Francesco.
Sebbene la Chiesa cattolica non sia stata tra gli organizzatori della marcia, più di 70 vescovi cattolici vi hanno preso parte di persona o l’hanno appoggiata sui social media.
Tra gli organizzatori, invece, c’era l’Alleanza delle Chiese Evangeliche dell’Argentina.
Da 20 anni, l’Argentina celebra la festa nazionale della vita e del bambino non nato il 25 marzo, che è anche la festa dell’Annunciazione.
La Camera dei Deputati sta discutendo un disegno di legge per consentire l’aborto su richiesta nelle prime 14 settimane di gravidanza; e fino al nono mese quando la gravidanza è frutto di uno stupro (l’aborto in queste circostanze è già legale in Argentina); quando la vita della madre è a rischio o fisicamente (e anche in questo caso è già depenalizzato) o psicologicamente, e in caso di malformazione genetica del bambino.
Dal 1994 la Costituzione argentina protegge il bambino nel grembo materno dal momento del concepimento, salvo nei casi suddetti.
Il presidente Mauricio Macri ha ha detto di essere personalmente a favore della vita, ma se la legge passasse non porrebbe il veto.
Dicono gli osservatori che pagherà questa affermazione alle urne: perché la gente in Argentina è sinceramente pro vita.
Redazione
Fonte: LifeSiteNews
per un’informazione veritiera sulle conseguenze fisiche e psichiche dell’ aborto