Dal Teatro Comunale del piccolo e ricco (di cultura e di bellezza) borgo di Lajatico, in provincia di Pisa, domenica scorsa, 22 ottobre, si sono levate le voci di autorevoli relatori, invitati a parlare di promozione della bellezza della Famiglia, nell’evento organizzato da Donatella Isca, Referente Regionale per la Toscana di Pro Vita & Famiglia Onlus .
Monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana (Kazakistan), l’avvocato Simone Pillon, già senatore della repubblica, Diego Fusaro, filosofo e saggista, Antonio Brandi e Jacopo Coghe, rispettivamente presidente e portavoce dell’associazione organizzatrice, sono stati condotti dal giornalista Andrea Pannocchia ad esporre le proprie riflessioni, nella prima parte del pomeriggio, mentre nel secondo momento del seguitissimo incontro, in una tavola rotonda, i relatori hanno intrecciato le loro voci rispondendo alle domande del pubblico e alle sollecitazioni del moderatore.
Da provenienze intellettuali e spirituali e con punti di vista differenti, i relatori hanno messo in luce quale sia il significato di questa forma di vita sociale oggi tanto bistrattata e invisa ai poteri dominanti, tanto da far ritenere che se ne debba vedere il tramonto. Il nodo comune emerso dall’incontro è invece quanto sia fondamentale per la vita dell’uomo l’istituzione familiare, peraltro tutelata dalla Costituzione, e come anzi ad essa ci si debba rivolgere per salvaguardare la vera natura umana e le generazioni future.
Monsignor Schneider ha sostenuto che la Chiesa ha un tesoro nella famiglia, più di qualunque altra istituzione umana. Citando poi ampiamente San Giovanni Paolo II ha ricordato che la famiglia è il centro del combattimento tra bene e male, nel quale si lotta per liberare le forze del bene, è la fortezza di Dio, dentro il mondo odierno dove il positivismo ha portato da un lato all’agnosticismo spirituale e dall’altra all’utilitarismo, ossia la civiltà del prodotto. Infatti, Dio ha elevato l’unione naturale del matrimonio al livello sacramentale, dove la Grazia aiuta i coniugi nel loro ruolo sponsale ed educativo. La famiglia penetra il corpo sociale come le arterie nutrono il corpo umano: la famiglia viene infatti prima dello Stato, il quale, nella sua versione moderna e progressista, può decretare a maggioranza prettamente numerica anche l’uccisione di bambini innocenti. Monsignor Schneider ha inoltre ricordato le parole di papa Pio XII alle famiglie numerose, “splendide aiuole nel giardino della Chiesa” e benedicendone la fecondità, quando il mondo già le considerava una malattia sociale esaltando la propaganda per il controllo delle nascite. E’ nella famiglia che viene bandito l’egoismo perché non c’è un “io” ma un “tu” per l’esercizio quotidiano delle virtù cristiane; questo deve dare forza alla difficoltà di essere famiglia oggi contro la società anticristiana in cui viviamo, esercitando in particolare la purezza della fede e della vita.
Simone Pillon ha voluto mettere l’accento sulla figura del padre. La società odierna riconduce al padre ogni malefatta del patriarcato e quindi, a partire dal ’68, si è assistito alla progressiva demolizione di questa figura per colpire dall’interno la famiglia: dalla cessione dei gameti maschili nella fecondazione artificiale all’utero in affitto, si è reso inutile il padre dal punto di vista biotecnologico, mentre sotto il profilo giuridico il padre è stato cancellato con le leggi su divorzio e separazione, creando dei veri e propri orfani di padri viventi. Eppure, la relazione con il padre stabilisce il fondamento della strutturazione dell’identità di ciascuno di noi. Pensiamo ad esempio come anche le legislazioni più favorevoli alla filiazione, ad esempio in Francia, pongono attenzione alla “maternità”, non alla famiglia, escludendo di fatto la figura paterna dalla diade madre-figlio. Attaccando il padre si è voluto demolire ogni autorità e quindi arrivare all’autogenerazione dell’individuo, isolato, senza identità, senza radici. Cos’altro è l’ideologia gender se non l’esaltazione di questo nuovo e triste tipo umano? Gli effetti sono sotto i nostri occhi: si lancia la Lamborghini a folle velocità uccidendo altri giovani, si sta su Tik Tok perennemente connessi, si arriva a stuprare delle ragazzine come un branco di animali. Viene facilmente in mente la decadenza che fece da preludio al crollo dell’impero romano, tuttavia la speranza deve prevalere: allora ci furono i popoli barbarici che dettero luogo ad un’altra civiltà, convertendosi al cristianesimo. Un autore come Claudio Risè, che da anni analizza le conseguenze funeste dell’assenza del padre, tuttavia sostiene che stiamo assistendo ad un ritorno della figura maschile paterna, la cui essenza è dare la vita, non in senso letterale ma in quello di sacrum facere, cioè di essere capace di sacrificio per gli altri. Questa, ha concluso Pillon, è la nostra speranza.
Diego Fusaro ha tracciato un ritratto senza veli della nostra contemporaneità, parlando della potenza rivoluzionaria di amore e famiglia. Oggi assistiamo all’evaporazione della famiglia, nella società liquida prefigurata già da anni da Bauman, che si inquadra a suo dire in una sorta di “deeticizzazione”. Aristotele nella Politica parte dalla famiglia perché la polis è un aggregato di villaggi che sono aggregati di famiglie: la famiglia è la naturale essenza politica dell’uomo. Infatti, secondo Fusaro, non si deve parlare di famiglia tradizionale, perché storicamente le tradizioni cambiano, bensì di famiglia naturale. Dagli anni ’60 il capitalismo ha portato ad una deeticizzazione ossia alla mercificazione dell’uomo divenuto esclusivamente consumatore, contrastando tutto ciò che si oppone a questo processo. Anche Pasolini intravide questo fenomeno di “libero consumo integrale”. Il ’68, lungi da quanto si crede, ha contribuito all’affermarsi di questo capitalismo in cui l’individuo sceglie con una volontà di potenza illimitata il proprio godimento, abbattendo ogni ostacolo alla forma merce: si dissolve l’amore, si esalta il godimento, in quello che Fusaro definisce “nuovo ordine erotico”, adombrando l’ordine economico liberistico che ha il suo parallelo nel libertinismo. Figura letteraria emblematica di questo processo è Don Giovanni, alla ricerca dell’istante del godimento perfetto che tuttavia deve compulsivamente ripetersi. Suggestivo il richiamo artistico evocato da Fusaro per rappresentare un simile rapporto: l’opera di Magritte del 1928, “Gli amanti”, con le due figure velate e quindi reciprocamente ignote, assenti. In maniera differente, la figura del padre di famiglia delineato da Kierkegaard è quella che oltrepassa la fase estetica per arrivare a quella etica. Platone nel Simposio definisce l’amore come brama di totalità e quindi di superamento del proprio io. Secondo Fusaro, Amore e Famiglia chiedono di essere letti strutturalmente assieme perché la famiglia è il compimento più alto dell’amore. Al contrario, oggi predomina il precariato sentimentale, la flessibilizzazione dei rapporti, la società è atomizzata e si assiste alla disumanizzazione nella lotta contro il padre (è una società edipica, che uccide il padre) e contro la madre, ad esempio con la pratica dell’utero in affitto. Il padre, che dà il Nomos, la legge, è in antitesi con il neocapitalismo, che ha bisogno di legami effimeri, di relazioni sfilacciate o assenti.
Amore e famiglia, dunque, per Fusaro divengono istanze rivoluzionarie, istituti di resistenza all’apparentemente inarrestabile vortice del neocapitalismo. Come descritto ancora da Platone nel Simposio, gli déi non invecchiano, mentre nell’uomo la procreazione è scintilla divina. Come raffigurato dal quadro dell’artista bulgaro contemporaneo Misheff, dove il matrimonio è un gesto contestativo e antagonistico quanto poteva esserlo lo sciopero ai tempi di Pellizza Da Volpedo (vedi il Quarto Stato). In questo senso, il matrimonio e la famiglia divengono l’ostacolo in grado di inceppare il meccanismo totalitario della società orwelliana.
Sulla scia delle suggestioni e delle riflessioni esposte dai relatori, Antonio Brandi e Jacopo Coghe hanno entrambi richiamato l’impegno dell’associazione Pro Vita e famiglia Onlus, volto a ridare voce a coloro che non si riconoscono nella società odierna con le sue derive contrarie alla bellezza della famiglia e della vita: sfruttamento della figura della donna e tentativo di cancellarne l’identità attraverso la diffusione del transgenderismo, l’ideologia gender diffusa tra le giovani generazioni attraverso i media e soprattutto nel mondo della scuola, con la pervadente insistenza dell’introduzione della carriera alias, l’impulso all’approvazione di leggi contrarie alla dignità di ogni vita umana come l’eutanasia.
Siamo in pochi in questa battaglia? Chissà, ma noi, ha asserito Coghe, dobbiamo essere il lievito di una nuova visione del mondo, perché non dobbiamo credere a quanto i media sostengono essere l’ineluttabilità dell’affermarsi delle istanze progressiste e nichiliste, occorre impegnarsi ognuno nel proprio mondo per svegliare le coscienze, occorre anche pregare, come ricordato da Pillon con il racconto dell’aneddoto sull’assistenza del Cielo in frangenti insperabili (l’affossamento del DDL Zan).
Il pomeriggio si è concluso con l’invito alla speranza in un rivolgimento dell’attuale e apparentemente scoraggiante situazione, e questa speranza è stata rappresentata dalla fiaccolata che ha attraversato il paese di Lajatico verso la chiesa parrocchiale dove, grazie al parroco, don Michele Meoli, Monsignor Schneider ha impartito la benedizione a tutti i presenti e invitato alla preghiera alla Madonna, la Mamma celeste che ha a cuore tutti i suoi figli.
di Maria Teresa Parrino