Chiediamo alla RAI di sospendere immediatamente la messa in onda dello spot diffuso dalla Fondazione Pubblicità Progresso in vista dell’8 marzo, che in una superficiale manciata di secondi promuove ideologicamente l’aborto come una “libertà” della donna omettendo del tutto i limiti e le serie questioni bioetiche, giuridiche e sanitarie poste dalla stessa Legge 194 e comunqe implicate in quella che resta a tutti gli effetti la soppressione di una vita umana inerme e innocente.
Lo spot, tra l’altro, offende migliaia di donne che ogni anno si sentono indotte o addirittura costrette ad abortire da condizioni di disagio socio-economico o da pressioni spesso violente dei loro contesti familiari, affettivi o lavorativi, e che non sono affatto “libere” di scegliere se continuare la gravidanza o uccidere loro figlio.
Non si può inoltre dimenticare che l’aborto implica sempre rischi e può comportare danni psicofisici alla salute delle donne, che aumentano con assunzione della pillola RU486 ormai maggiormente diffusa anche tra le giovani donne.
La RAI non può usare il canone dei cittadini per promuovere forme di propaganda politica travestite da ‘pubblicità progresso’, e per questo chiediamo l’immediata sospensione della trasmissione dello spot in questione.
Così Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, in merito allo spot sull’aborto, mandato in onda da diversi canali televisivi, tra cui la RAI, che rientra nella Campagna Sociale per i Diritti delle Donne: “LEI È” promossa dalla Fondazione Pubblicità Progresso.