La scorsa settimana il governo della Tanzania, tramite un comunicato del Ministro della Salute, ha ordinato l’immediata sospensione di tutti gli spot sulla promozione degli anticoncezionali finanziati dall’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID).
Nella lettera di sospensione il Ministro della Salute dichiara l’intento di sottoporre a un’attenta revisione i contenuti degli spot radiofonici e televisivi sulla pianificazione familiare promossi dalla FHI360, un’associazione con sede negli Stati Uniti che, come si legge sul loro sito internet, è impegnata nell’ampliare l’accesso ad anticoncezionali di qualità a prezzi accessibili, inclusi i contraccettivi iniettabili.
La FHI360, infatti, riceve milioni di finanziamenti dagli Stati Uniti, finalizzati a incrementare l’impiego degli anticoncezionali nei paesi africani. Si pensi solo che nel 2017 il governo americano ha versato ben 700 milioni di dollari alla FHI360 (ovvero l’85% del budget totale per la pianificazione familiare e la prevenzione dell’HIV) e che il presidente di tale associazione ha lavorato in passato proprio per l’USAID.
Il comunicato diramato dal Ministro della Salute è stato preceduto, un paio di settimane prima, dalle dichiarazioni inequivocabili del presidente della Tanzania, Magufuli, che, nel corso di una sua apparizione pubblica, aveva espresso forti dubbi sulle campagne di pianificazione familiare in genere, considerato il drammatico declino demografico che molti paesi stranieri, dove la promozione della contraccezione è ormai dilagante, si stanno trovando a vivere, come ha potuto egli stesso constatare nel corso dei suoi frequenti viaggi in Europa.
Parole chiare che hanno meritato il plauso di Obianuju Ekeocha, presidente di Culture of Life Africa, associazione che promuove la bellezza del matrimonio, la benedizione della maternità e la dignità della vita familiare, la quale ha sottolineato che bisognerebbe riflettere e interrogarsi seriamente sui programmi di “assistenza allo sviluppo” promossi spesso da organizzazioni filo-abortiste, sostenendo che è giunta l’ora che l’Africa smetta di essere «l’esperimento sociale dei ricchi ideologi occidentali».
Il piano di diffusione forzata della contraccezione in Africa, che alimenta il business di organizzazioni filo-abortiste e di varie importanti case farmaceutiche, sembra volutamente non tenere conto di quella che è la realtà dei fatti. Ovvero che nei Paesi europei dove la contraccezione è ormai a portata di mano, talvolta persino nelle scuole, risulta comunque alta la percentuale di aborti e gravidanze “indesiderate” tra minorenni. Ciò avviene – ed è un fenomeno arcinoto alle scienze statistiche – perché la convinzione di essere al riparo del rischio moltiplica esponenzialmente i comportamenti rischiosi e annulla l’effetto del metodo.
Per prevenirle non serve diffondere un sapere “tecnico” sull’impiego dei metodi anticoncezionali, mettendoli a disposizione senza alcun limite, ma, tutto al contrario, la soluzione è squisitamente “educativa”. E consiste nel puntare alla diffusione di una mentalità (in Europa come in Africa) che miri in alto, che impari a considerare le relazioni e il sesso non più nell’ottica consumistica dell’usa e getta, che porta a conoscere corpi piuttosto che persone, ma di una mentalità che proponga la castità come un valore positivo e che consideri il “per sempre” e la fedeltà come parte imprescindibile di rapporti degni di questo nome.
Ma in Africa, in barba agli «esperimenti sociali dei ricchi ideologici occidentali» denunciati da Ekeocha, hanno già capito qual è la soluzione: lo scorso anno, infatti, l’Università Cattolica dell’Africa Orientale, in Kenya, ha organizzato una grossa conferenza in cui si è parlato sì di educazione sessuale, ma ponendo in risalto il valore della purezza e del dominio di sé, come principale “metodo contraccettivo” rispettoso della mente e della psiche di chi ne fa uso perché, se davvero, si vuole mettere al centro il rispetto e il benessere psicofisico della persona, allora come affermava Chesterton: «L’unico vero controllo delle nascite è l’autocontrollo».
Manuela Antonacci
Fonte: LifeSiteNews