C’è ingerenza ed ingerenza, signori: alcune vanno bene, anzi benissimo, ci mancherebbe. Altre invece no. É la teorizzazione politologica, oggettivamente originale, di Alessandro Zan, l’onorevole dem primo firmatario del ddl contro l’omobitransfobia, il quale - davanti alla nota diplomatica del Vaticano sulla minacciata libertà religiosa che comporterebbe la sua legge – ha reagito twittando il suo disappunto ed affermando che «non ci può essere alcuna ingerenza estera nelle prerogative di un parlamento sovrano».
Ora, a parte che il Vaticano si è mosso sulla base del vigente Concordato - e non suggerendo che norme debba o non debba varare il Parlamento italiano, bensì ponendo un problema di libertà religiosa -, è curioso che l’onorevole Zan, quasi folgorato sulla via del sovranismo, condivida con i suoi follower l’importanza delle «prerogative di un parlamento sovrano». La curiosità consiste nel fatto che lo stesso parlamentare, allorquando uno Stato sovrano agisca in difformità dalle sue idee, l’ingerenza non solo la tolleri, ma la plauda.
Lo prova l’entusiasmo con cui costui ha accolto la notizia della condanna internazionale dell’Ungheria, che con le sue leggi si è smarcata dalle sensibilità culturali Lgbt. «Bene che l’Italia abbia firmato, insieme ad altri 13 Paesi europei», sono state infatti le parole di Zan, «la dichiarazione di condanna verso l’approvazione in Ungheria della legge contro la comunità Lgbt».
Avete letto bene: lo stesso onorevole Zan che per una nota diplomatica del Vaticano, vergata peraltro in punta di diritto, agita lo spettro dell’ingerenza, esulta per una condanna internazionale all’autonomia legislativa dello Stato ungherese che ingerenza lo è davvero. La contraddizione è palese e non pare il caso di inferire, a questo punto, sulla traballante coerenza delle posizioni dell’onorevole del Pd.
Più interessante, invece, può essere ora riflettere sulla visione del mondo che quanti appartengono al movimento arcobaleno, o per esso simpatizzano, sposano. Costoro, infatti, a dispetto della bandiera multicolore che come noto hanno per simbolo, non concepiscono alcuna sfumatura, neppure mezza: le cose sono bianche o nere, e stop. Un dualismo che non ammette terze vie, alimentando il conflitto verso chiunque non sposi certe idee. Non condividi le istanze Lgbt o, più semplicemente, credi che i bambini abbiano diritto ad un padre ed una madre? Sei senza cuore, tifi per gli orfanotrofi (e pazienza se in Italia sono stati aboliti per legge 15 anni fa). Ritieni che si nasca maschi e femmine? Transfobico che non sei altro (e pazienza se la genetica racconta un’altra storia).
In questa Weltanschauung unilaterale e con robusti paraocchi, ecco che la stessa ingerenza nei confronti di uno Stato cessa di avere caratteri problematici ma diviene, anzi, auspicabile allorquando un Parlamento o un Governo assumono decisioni che, semplicemente, si discostano dal “sacro verbo” arcobaleno. Ebbene, questo, si badi, non è un problema di valori cattolici, Catechismo o note diplomatiche del Vaticano, ma di democrazia.
Nella misura in cui, infatti, iniziamo a sostenere che certe ingerenze, ecco, in fondo sono buone ed altre no, stiamo appoggiando una logica contraria alla libertà. Di più: ci caliamo in una prospettiva che lede il diritto a pensarla diversamente. Guarda caso, trattasi della medesima criticità che fior di giuristi hanno riscontrato nel testo del ddl Zan. Una legge che a parole contrasta le discriminazioni ma, nei fatti, discrimina se non addirittura criminalizza il pensiero. Chi avesse dubbi su tale contraddizione, si legga pure i tweet dell’onorevole Zan. Gli sarà, subito, tutto più chiaro.