La chiacchierata con l’ex senatore Simone Pillon dà l’idea, in maniera compiuta ed esaustiva, della crisi antropologica e valoriale in cui ci troviamo oggi. Partendo dall’attacco alla famiglia, passando dal gender fino ad arrivare al transumanesimo, all’Intelligenza Artificiale e al Metaverso.Pillon spiega il pericolo che stiamo correndo oggi. Un pericolo, però, che con la perseveranza della verità si potrà, anche se pagando un caro prezzo, sconfiggere. L’ex senatore, inoltre, sarà tra gli ospiti relatori – domani, sabato 25 febbraio – del convegno dal titolo “Se questo è l’uomo”, che si terrà a Roma promosso da Cinabro Edizioni con la collaborazione di Pro Vita & Famiglia Onlus e della rivista Fuoco.
Da che cosa nasce la crisi antropologica dell’uomo oggi?
«La crisi antropologica dell’uomo di oggi nasce dalla mancanza di identità e dalla mancanza di radici. Mancano in primo luogo l’identità personale: i ragazzi non sanno più se sono maschi o femmine, se sono uno dei mille generi e abbiamo ormai sempre più casi di ragazzi che non hann nemmeno più il cognome del loro papà non hanno più una storia familiare. In Italia graie a Dio la famiglia ancora tiene ma all’estero è devastante. Sempre più così si perdono le radici di appartenenza ad un territorio ad una tradizione ad una storia ad una cultura. Il relativismo e il globalismo a tutti i costi stanno di fatto cancellando questi due elementi basilari: l’identità e le radici e l’uomo va in crisi. L’uomo non sa più chi è, dove sono le sue radici e dove sta andando. A Sanremo se voi vedete i testi delle prime canzoni parlano tutte di paura, rabbia, nonsenso. E’ la cartina tornasole di quello che sta accadendo».
Che cos’è il pensiero unico? Si può uscirne?
«Il pensiero unico è essenzialmente la pretesa di escludere qualsiasi altra forma di pensiero. E’ una ideologia che non avendo radici in sé, non avendo fondamento in sé, deve per forza di cose escludere qualsiasi altra forma di pensiero per potersi affermare. La mia critica al pensiero unico è che rifiuta ogni genere di confronto: ho chiesto mille volte a Zan di incontrarci e discutere. Rifiutano il confronto perché rifiutano qualsiasi altra forma di pensiero. Ma uscire dal pensiero unico è possibile: perché è un gigante dai piedi di argilla. Basta un piccolo sasso lanciato a farlo cadere. Come? Se ne esce facendo resistenza, raccontando la verità, vivendola ma anche mostrandola, mostrando la bellezza della famiglia. Un bambino nel passeggino racconta molta più verità di mille dibattiti contro l’aborto. Una donna che ama un uomo racconta molta più verità di mille Sanremo in cui cercano di raccontarci che la bellezza di una relazione sta tra due maschi o due femmine. Liberare la verità, raccontarla, viverla. E poi lavorare sul piano sociale e politico. Senza dimenticarci che abbiamo un’altra arma importante che è la preghiera. Si se ne può uscire: siamo condannati a vincere. E’ un pensiero falso e verrà cancellato. Il problema è quanti bambini abortiti, quanti anziani uccisi con l’eutanasia, quanti disabili lasciati morire, quanti ragazzini saranno indotti a cambiare sesso, quanti giovani ingannati dal gender, quante famiglie potevano nascere e non sono nate a causa di queste ideologie, quante famiglie costrette al divorzio da queste ideologie. Questa ideologia morirà, certo. Ma quante persone porterà con sé? Questa è la vera domanda».
A quali conseguenze ha portato la crisi valoriale di oggi?
«La crisi valoriale ha portato danni enormi che sono molto evidenti nei Paesi del Nord Europa e del Nord America: bambini che vengono indotti a cambiare sesso, che vengono bombardati di ormoni o che addirittura vengono mandati sotto ai ferri di un chirurgo per amputazioni che normalmente si praticano solo quando ci sono carcinomi. O ancora indotti ad assumere farmaci cosiddetti castranti chimici. Oppure pensiamo alle follie del gender nelle carceri, con donne costrette a dividere la cella con predatori maschili che però si auto-percepiscono donna. Io credo che l’ultimo fondamento sia la sostanziale perdita del sacro: cioè il gender in fondo è una nuova creazione in cui l’uomo rifiuta il maschile e il femminile come dati da Dio e decide una nuova creazione, una autopoiesi in cui l’uomo diventa creatore di sé stesso e i danni sono in primo luogo nella perdita di qualsiasi dimensione trascendente. Dio non esiste, Dio non c’è e noi facciamo tutto qui ed ora. Il risultato finale è una società di individui isolati, persone sole senza più speranza, tanto che l’eutanasia è la logica conseguenza dell’anziano isolato: se io non ho identità, famiglia, relazioni e nemmeno il conforto della fede è ovvio che l’eutanasia è l’unica risposta».
La tecnologia oggi non solo aiuta nel quotidiano ma decisamente orienta e forse “forma” le nuove generazioni. Che ne pensa?
«La tecnologia in tutta questa partita sta svolgendo un ruolo di primaria importanza. Impossibile pensare ad esempio all’ideologia gender senza tutto il lavoro di Donna Haraway (folosofa statunitense ndr) su tutto il manifesto cyborg, cioè sull’uomo che diventa un pezzo di tecnologia. Ciascuno di noi con gli avatar banalmente sperimenta la possibilità di essere ciò che non è nel Metaverso o nei social: il ritocco dell’immagine, il ritocco della personalità sono tutte modalità via via di una alienazione dal sé. Abbiamo poi casi desolanti quali quello di quei due che chattavano convinti che uno fosse una bella ragazza e l’altro un giovane aitante scoprendo poi di essere due uomini anziani. Addirittura queste due persone sono arrivate al suicidio, giusto per ricordare i costi sociali. Da questo poi si arriva alla totale transizione del Metaverso dove l’essere umano vero non è più il suo corpo ma la sua immagine digitale. Il rischio è di trovarci sul divano a vivere una vita non nostra, in un universo artificiale. I tentativi si vedono in modo eclatante secondo me nel campo della sessualità. Il commercio del corpo non passa più dalla relazione diretta ma da quella virtuale. Pensiamo al mercato della pornografia prima e a quello di oggi con i social che permettono rapporti sessuali a distanza. Sto pensando a Onlyfans ecc. Si arriva all’alienazione totale della relazione sessuale che diventa mediata, impersonale. E’ l’alienazione assoluta».
Il Metaverso o l’Intelligenza Artificiale saranno il nostro futuro? Con quali rischi?
«Onestamente non so se il Metaverso sarà il nostro futuro: credo che sia appunto un gigante dai piedi di argilla. Pensiamo solo al fatto se dovesse saltare la corrente per qualche motivo, anche un attacco: si tornerebbe subito nel reale. Non credo ci sarà un futuro così ma dobbiamo contare i danni. Quanti ragazzi sono vittime di ciò oggi? Penso ad esempio alle challenge che portano i ragazzi a commettere atti di autolesionismo. Pensiamo a chi spende nel mercato virtuale una marea di soldi, presi dalla compravendita online, o da investimenti che si rivelano dei bidoni. Tutto questo avrà un costo enorme che ricadrà sui più fragili. Per l’AI abbiamo il rischio di perdere l’intelligenza umana. Inoltre l’AI non è mai libera ma è bensì pilotata: provate a scrivere in una chat di AI qualcosa contro Trump o contro Biden; scoprirete che i risultati sono diversi. Chi scrive quelle chat, chi orienta quei programmi, ha un’ideologia. Non è affatto un mondo libero ma è già un mondo presidiato».