03/08/2023 di Luca Marcolivio

Mennuni ai microfoni di Pro Vita & Famiglia: «Su Carriera Alias ministro Valditara faccia rispettare legge»

La “carriera alias” porta soltanto confusione nelle menti dei giovani con (vera o presunta) disforia di genere, infliggendo loro ulteriori traumi. Già questo è un buon motivo affinché le scuole che l’hanno adottata, facciano un passo indietro. Sul tema è intervenuto un gruppo di senatori di Fratelli d’Italia che ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, al quale chiedono «se non ritenga di intervenire con direttive nazionali contro la diffusione nelle scuole della Carriera alias e di eventuali progetti educativi connessi ispirati alla teoria di genere». A presentare l’interrogazione Lavinia Mennuni, prima firmataria, insieme a Lucio Malan, Salvatore Sallemi, Cinzia Pellegrino, Andrea De Priamo, Marco Scurria, Paola Ambrogio, Vita Maria Nocco, Anna Maria Fallucchi, Raoul Russo, Sergio Rastrelli, Matteo Gelmetti, Roberto Menia, Etelwardo Sigismondi, Susanna Donatella Campione, Giulia Cosenza, Alberto Balboni, Elena Leonardi, Gianni Berrino, Luca De Carlo, Fausto Orsomarso, Simona Petrucci, Bartolomeo Amidei. I contenuti dettagliati dell’interrogazione sono stati illustrati a Pro Vita & Famiglia dalla prima firmataria, Lavinia Mennuni.

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Senatrice Mennuni, cosa vi ha spinto, come gruppo parlamentare a presentare questa interrogazione?

«Il nostro intento è quello di tutelare i giovani preservandoli da situazioni di confusione. La politica ha il dovere di fornire, in particolare ai bambini e agli adolescenti, un sistema valoriale, dei punti fermi, evitando di favorire l’ingenerarsi di situazioni contraddittorie, a maggior ragione in un’età delicata in cui i ragazzi sono particolarmente fragili quanto sensibili a influenze sociali, educative e culturali. La “carriera alias” crea evidenti contesti di confusione, rafforzando in molti minorenni – anche secondo la tesi del contagio sociale – l’errata convinzione che sarebbero “nati nel corpo sbagliato”».

A suo avviso, quali sono i pericoli più gravi rappresentati dalla carriera alias?

«La “carriera alias” pone una serie di gravi problemi psicologici, sociali e giuridici, e rischia di danneggiare in particolar modo gli stessi studenti che la richiedono, presupponendo una visione dell’identità sessuale corrispondente alla teoria di genere, generalmente caratterizzata dalla separabilità del genere dal sesso, nonché dalla prevalenza dell’autopercezione rispetto al dato oggettivo dell’identità sessuale. L’introduzione della Carriera alias in ambito scolastico è spesso accompagnata dalla trattazione di tematiche riguardanti l’identità di genere secondo la prospettiva sopraesposta. La stessa è considerata da molti ideologica ed è comunque priva di consensus a livello medico e scientifico. Il potenziale danno derivante dall’implementazione della “carriera alias” sta nel fatto che porta a consolidare una percezione soggettiva che, persino laddove sia accompagnata da una vera e propria disforia di genere, è nella quasi totalità dei casi – in particolare nei minorenni – temporanea e risolta spontaneamente nella maggiore età. Un numero sempre più consistente di giovani riferisce di auto-percepire un’“identità di genere” non conforme o comunque del tutto autonoma dal loro sesso biologico maschile o femminile, talvolta eleggendo a proprio genere una serie di nuove categorie identitarie che hanno ispirato neologismi quali “agender”, “pangender”, “bigender”, “non-binario”, “genderfluid”, ecc.  In Gran Bretagna, il numero di ragazze adolescenti inviate per una disforia di genere alla più grande clinica gender pediatrica al mondo, è aumentato di circa il 5000% tra il 2010 e il 2020. Uno degli psichiatri più autorevoli in Spagna, Celso Arango, ha evidenziato su El Mundo (8/10/2022) un incremento esponenziale di adolescenti che, anche quando non hanno una reale disforia di genere, affermano di essere trans. La letteratura scientifica più solida e più recente mostra come non ci siano prove che la transizione sociale o medica procuri benefici a lungo termine per i minori disforici, anzi ha evidenziato molteplici effetti negativi. Inoltre, una volta intrapresa la transizione sociale per i ragazzi, è difficile tornare indietro. Vi sono poi dei problemi pratici non meno importanti.  Spesso, i regolamenti prevedono che gli allievi che si auto-identificano come trans possano usufruire dei cosiddetti “spazi sicuri”, la “carriera alias” potrebbe creare seri problemi per i diritti alla privacy e alla sicurezza di terzi che entrano in contatto con i richiedenti in alcuni ambiti quali bagni, spogliatoi, camere e competizioni sportive. Le criticità si pongono soprattutto per le ragazze e le bambine o in ambito sportivo, dove l’ingresso di maschi biologici negli spogliatoi e nelle gare femminili potrebbe rappresentare un rischio per l’equità delle competizioni sportive e per l’integrità psicofisica; con tutte le evidenti gravi consequenzialità che questa situazione potrebbe quotidianamente arrecare».

Sul piano concreto, che tipo di provvedimenti vi aspettate dal ministro Valditara?

«Al ministro chiediamo di far rispettare la legge. Bene sottolineare, infatti, che all’amministrazione scolastica non è stato attribuito alcun potere di modifica del nome o dell’identità (o di aggiunta di un nome o di una identità), nemmeno in riferimento al solo ambito scolastico; il regolamento relativo alla “carriera alias” costituisce pertanto un atto viziato da incompetenza - in violazione dell’art. 97 della Costituzione – e adottato in violazione di legge. Vi sono inoltre univoci pronunciamenti sia della giurisprudenza, sia della nostra normativa che impongono di richiamare quelle istituzioni scolastiche che hanno adottato degli atti non consentiti».

 

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