10/03/2023 di Giuliano Guzzo

Istanze Lgbt. La Lega sta cambiando rotta?

«Da Zaia a Centinaio: la Lega ora cambia sui diritti lgbt (e c’entra “l’effetto Francesca”)», titola così un articolo del Corriere della Sera che non solo dà conto delle recenti uscite del Governatore del Veneto - che ha definito i centri per il «cambio di sesso» una «scelta di civiltà» - e del vicepresidente del Senato – che ha mostrato apertura verso i «matrimoni egualitari» -, ma si spinge ad individuare la genesi di tale svolta nell’influenza che eserciterebbe la fidanzata di Matteo Salvini, Francesca Verdini. Impossibile dire se questo sia vero.

Tuttavia, che la compagna del leader del Carroccio sia su posizioni pro Lgbt, ecco, questo risulta difficile da smentire, anche se non è affatto una novità. I media se n’erano già accorti – tanto da scriverne apertamente - quattro anni fa. Lo stesso Zaia, a ben vedere, è noto da anni per essere su posizioni progressiste, quanto meno sui temi etici: è favorevole all’eutanasia e, nel suo Veneto, la fecondazione assistita è stata agevolata assicurando meno costi ai pazienti. Come dimenticare, poi, il caso di un'altra leghista, vale a dire Donatella Tesei?

La Presidente della Regione Umbria, che peraltro pure aveva sottoscritto, da candidata, il Manifesto valoriale di Pro Vita & Famiglia, è poi finita con il dare il suo placet non più tardi dello scorso giugno ad una iniziativa pro utero in affitto. Un vero e proprio testacoda valoriale che, giustamente, Pro Vita & famiglia non aveva mancato di denunciare, parlando di un vero e proprio tradimento a danno dell’elettorato che ha a cuore i valori non negoziabili. Questa breve carrellata riepilogativa, si badi, non è certo finalizzata a sminuire l’importanza – né la gravità – delle recenti prese di posizione di Zaia e Centinaio.

Semplicemente, ciò che si vuol qui fare è segnalare che più che un vero e proprio cambiamento della Lega sui diritti Lgbt – cambiamento che eventualmente dovrà essere Matteo Salvini ad assumersi la libertà di avviare, non certo qualche articolo del Corriere della Sera -, ciò di cui oggi bisogna prendere atto è che anche nel partito fondato da Umberto Bossi esistono sensibilità valoriali differenti. Ma pure questa non è una novità assoluta, neppure per il centrodestra. Così per esempio è da anni in Forza Italia, dove c’è una componente più laica e liberale ben nota. Nello stesso mondo di destra, per quanto Giorgia Meloni abbia anche recentemente ribadito la sua contrarietà ferma a gender e utero in affitto, è noto che ci sono sensibilità diverse sui temi etici.

Tutto questo per dire che, se davvero nella Lega si avviasse una metamorfosi valoriale, non sarebbe una novità assoluta. Molto diverso, evidentemente, sarebbe però se le posizioni di Zaia, Centinaio e Tesei diventassero maggioritarie nel partito, con la benedizione definitiva dei vertici del Carroccio. Allora cambierebbe parecchio. Certo, chi di dovere farebbe bene a pensarci bene. Una consolidata esperienza, anche internazionale, ci dice infatti come le rivendicazioni Lgbt – così entusiasticamente sposate dai mass media – in realtà sono una battaglia di nicchia, sentita davvero solo da una piccola minoranza e che forse non spostano neppure così tanti voti, anzi c’è il rischio che ne facciano perdere, di voti: e tanti.

A tal proposito, si può aggiungere un’altra considerazione non marginale. Da alcuni giorni, il principale partito di opposizione, il Pd, ha una nuova leader in Elly Schlein, giovane volto della politica espressione in prima persona proprio del mondo fluido ed Lgbt. Motivo per cui, oggi come oggi, il centrodestra avrebbe un’occasione storica nel marcare la propria differenza sul fronte valoriale, tenendo altresì presente come, peraltro, certi temi – uno su tutti: la contrarietà all’indottrinamento gender a scuola – trovino oggi unita la schiacciante maggioranza degli italiani (addirittura l’80%), come certificato da specifiche indagini demoscopiche. Ergo, inseguire l’agenda biopolitica progressista tutto fa fuorché guadagnare consenso.

Anche perché resta valido un quesito: perché mai oggi un cittadino pro Lgbt, pro eutanasia, ecc., dovrebbe dare il suo voto ad un centrodestra «cambiato», quando, appoggiando Elly Schlein, darebbe il suo sostengo ad una figura che, per quanto estrema, di quelle battaglie ha fatto coerentemente, e da sempre, la sua bandiera? Meglio dunque pensarci bene davvero, prima di imboccare svolte che, più che nel futuro, possono condurre in un burrone. Un Pd già esiste; metterne insieme una parodia nell’area conservatrice non sarebbe una grande idea. Perché – e ovviamente lo diciamo ironicamente - come in tutte le cose l’originale, si sa, ha sempre il suo fascino.

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