La Buona Notizia di oggi arriva da Santiago del Cile dove, nei giorni scorsi, oltre una ventina di medici hanno manifestato davanti al Palazzo della Moneda per opporsi al disegno di legge sull’aborto attualmente in discussione in Parlamento.
Nella pubblica piazza, i dimostranti hanno simbolicamente fatto vedere al governo 20 tomi con 46mila firme di medici, studenti in medicina e cittadini contrari, senza se e senza ma, alla legalizzazione dell’omicidio di Stato dei bambini indifesi e innocenti.
L’esecutivo socialista cileno, con la complicità dei democratici-cristiani, sta approvando una legge per depenalizzare l’aborto in caso di stupro, pericolo di vita per la madre e malformazione del feto. È soltanto il primo passo: una volta aperta la falla nella diga, a breve si avrà l’aborto completamente libero.
Tuttavia, come abbiamo più volte scritto, vi è la Buona Notizia che la resistenza da parte della popolazione è impressionante. Basti considerare le numerose iniziative e le grandi mobilitazioni di piazza che sono state organizzate e che continueranno a tenersi.
Questa volta è toccato ai medici dire la loro. E chi più dei professionisti della medicina è tenuto a parlare? In base al classico Giuramento di Ippocrate, chi esercita la professione medica non deve uccidere, ma curare. La difesa del diritto alla vita, quindi, non è un obbligo ormai superato, ma appartiene all’essenza stessa del mestiere.
Il ginecologo e ostetrico Luis Jensen, del Centro di Bioetica della Pontificia Università Cattolica del Cile, presidente della Fondazione medico-culturale Portae Vitae e portavoce dell’iniziativa, ha spiegato che la scelta di manifestare davanti alla Moneda è nata dal rifiuto, da parte della Commissione Salute del Senato, di ricevere il gruppo di medici.
«La salute materno-fetale nel Paese è la migliore di tutta l’America Latina. Il Cile è la prova che si può fare una medicina molto buona pur senza aborto». «Nei miei 35 anni di professione e lavorando in ospedale – ha aggiunto –, mi è capitato più di una volta di avere a che fare con donne con gravidanze difficili, ma la soluzione medica è servire, accompagnare, fare attenzione, proteggere, appoggiare le persone affinché vadano avanti nel miglior modo possibile». Più che introdurre l’aborto, occorrerebbe finanziare e incoraggiare le varie associazioni pro-vita che lavorano in questo ambito e affrontano tale tipo di problemi.
Altra partecipante all’evento, la ginecologa e ostetrica Francisca Valdivieso, ha dichiarato che un medico deve credere che la vita di ogni essere umano è sempre degna, indipendentemente dallo stato di salute e dal modo in cui si è stati concepiti.
Nel mondo, per fortuna, esistono ancora tanti medici che non hanno dimenticato il senso della loro professione e, in quanto uomini di scienza, si oppongono all’omicidio dell’aborto.
A domani, con un’altra Buona Notizia!
Redazione
Fonte: Actuall