Le sorprese non finiscono mai nel “magico mondo Disney”: non molto tempo fa, infatti, avevano fatto discutere le dichiarazioni “gayfriendly” della regista del film per bambini Frozen, Jennifer Lee, la quale aveva sentenziato: «Elsa di Frozen ha le potenzialità per diventare un’icona gender», preannunciando un possibile cambiamento, in Frozen 2, nell’identità sessuale di una delle protagoniste più amate, nel mondo dei cartoni, da milioni di bambine, annunciando anche la sua intenzione di far fidanzare la protagonista del noto di film di animazione con un’altra donna.
A queste dichiarazioni allarmanti è seguita una petizione lanciata da Life Site News con l’esortazione, rivolta alla Disney, di non prostrarsi ai diktat del mondo LGBTQIA e l’invito a «proteggere l’innocenza delle bambine invece di introdurle al lesbismo e all’ideologia Lgbt». Ma non finisce qui, perché la tormentata storia di Frozen, che rischia di diventare a tinte arcobaleno, continua: stavolta è toccata a Let It Go, una delle colonne sonore del cartone che ora è stata trasformata in un inno lesbo, con buona pace della Disney che non fa niente per impedirlo.
Riscritto in una versione “gayfriendly” il titolo è diventato I’m gay e la canzone suonerebbe così: «Sono omosessuale! Sono omosessuale! Spero davvero che sia okay, sono omosessuale, sono omosessuale! Non c’è davvero molto altro da dire».
La “brillante” autrice di questa operazione ideologica, vigliaccamente condotta sulla pelle dei bambini, sarebbe “Miss Disney”, nome d’arte di Maria Gardner, una “bio queen”, ovvero una donna che fa la drag queen, ma che avrebbe come singolare “vocazione” quella di reinterpretare principesse e personaggi Disney in chiave “queer”, arrivando a trasformare le innocenti canzoni che tanto piacciono ai più piccoli in veri e propri inni Lgbt. Oltre al danno, la beffa, se si pensa che i suoi spettacoli sono stati anche premiati e sono considerati adatti per i bambini.
Ci troviamo dunque di fronte al solito problema che affligge la nostra società: l’imposizione di una “cultura” contro ogni legge naturale e ogni forma di richiamo al reale che, per questo motivo, non avendo solide basi né scientifiche né logiche, va semplicemente imposta con un adeguato lavaggio del cervello che deve cominciare sin dalla più tenera età perché si sa, la pianta va raddrizzata finché è piccola.
Manuela Antonacci