Lo scorso dicembre Pro Vita & Famiglia dava una notizia che, anche riletta tutt’ora, non può non colpire: quella dell’apertura da parte di Agesci - acronimo di Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani – alla dicitura “genitore 1” e “genitore 2“. Ebbene, a distanza di pochi mesi siamo in grado di confermare come quello non fu un caso: davvero la celebre sigla scoutistica pare aver preso una clamorosa cotta, diciamo così, per l’ideologia gender. Lo si può purtroppo dire alla luce di una recente email che lo scorso 10 marzo Agesci ha trasmesso a Capi, assistenti ecclesiastici e associati, in cui si esorta a lavorare sull’identità di genere.
«Caro capo», recita infatti la comunicazione, «la mozione n.55 approvata lo scorso Consiglio generale ha chiesto all’Associazione di avviare un percorso di riflessioni e testimonianze di esperienze di capi ed ex capi che abbiano voglia di raccontare o raccontarsi rispetto all’identità di genere e all’orientamento sessuale. Vi invitiamo a leggere con cura e attenzione la lettera che trovate nel link. È un percorso importante per la nostra associazione».
«La mozione n.55 approvata lo scorso Consiglio generale» è un testo approvato, appunto, dal Consiglio generale riunito a Sacrofano, in provincia di Roma, in sessione ordinaria 2022. La stessa mozione (LEGGI QUI il testo integrale della Mozione) è intitolata Identità di genere e orientamento sessuale. In tale documento, sono richiamati numerosi documenti della Chiesa (tra cui la Costituzione conciliare Gaudium et Spes (1965); quanto detto dall’ex Sant’uffizio cura pastorale delle persone omosessuali (1986); l’enciclica Amoris laetitia (2016), ecc.), richiami che consentono agli estensori del testo di affermare: «Ci riconosciamo come membra vive della Chiesa […] desideriamo accogliere l’invito e le raccomandazioni del magistero e partecipare al cammino della Chiesa».
Peccato però che con questa mozione si passi da quanto davvero insegna la Chiesa – in relazione «alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità» (Esortazione Apostolica Christus Vivit (2019) – a quello che invece la Chiesa non ha mai insegnato, vale a dire «la necessità di affrontare i temi educativi relativi all’identità di genere». L’identità di genere, infatti, è tutt’altro che una espressione neutra o corrispondente alle identità femminili e quella maschili, essendo invece, per dirla con il bocciato Ddl Zan (art. 1, lettera d) del primo comma), l’«identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».
Significa - non serve essere giuristi per capirlo - che un maschio può sentirsi donna, o viceversa, e chiunque osi rapportarsi con chicchessia senza avvedersi della sua «identificazione di sé» è un intollerante. Com’è possibile, allora, che un’associazione come l’Agesci diffonda tra i propri vertici un concetto così insidioso nonché contrario alla morale cattolica come quello - fluido e scardinante la realtà biologica - dell’identità di genere?
Inoltre proprio quella del defunto Ddl contro l’omotransfobia sull’identità di genere è la concezione oggi prevalente in tanti documenti – giuridici e non solo -, quindi il dubbio che l’importante sigla scoutistica stia prendendo una sbandata si fa purtroppo molto forte. Tanto più che, oltre alla mozione in questione, è stata inoltrata ai capi Agesci anche una lettera (LEGGI QUI il testo integrale della lettera) firmata dalla Commissione “Identità di genere e orientamento sessuale che, in buona sostanza, invita tutti quanti a darci dentro con «testimonianze, esperienze, racconti, riflessioni e tentativi educativi; storie personali di R/S maggiorenni, capo e capi che si riconoscono persone LGBTQ+ o si interrogano sulla propria identità di genere».
Tutto ciò appare quindi abbastanza grave. In primo luogo perché siamo davanti ad una realtà che si professa cattolica ma poi abbraccia (fino a prova contraria, nel senso che vorremmo ancora tanto sbagliarci) l’ideologia gender; e poi perché questa realtà ha proprio nella formazione di giovanissimi – i più esposti, si sa, alle insidie e alle manipolazioni della cultura dominante – la propria missione. Non resta che esortare tutti quanti, vertici Agesci in primis, a leggere bene le più recenti parole sul tema di Papa Francesco, uno non certo accusabile di oscurantismo.
Infatti il Papa ha chiarissima la «distinzione tra il lavoro pastorale con persone di diverso orientamento sessuale e l'ideologia del genere. Sono due cose diverse. L'ideologia del genere, in questo momento, è una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose. Va oltre la sfera sessuale. Perché è pericolosa? Perché diluisce le differenze, e la ricchezza degli uomini e delle donne e di tutta l'umanità è la tensione delle differenze. È crescere attraverso la tensione delle differenze. La questione del genere diluisce le differenze e rende il mondo uguale, tutto smussato, tutto uguale». Parole pronunciate, tra l’altro, pochissimi giorni fa nel corso di un’intervista a La Nacion.
Questa distinzione tra «il lavoro pastorale con persone di diverso orientamento sessuale e l'ideologia del genere» è nota e apprezzata anche ai vertici Agesci? Verrebbe tanta voglia di sperarlo.