14/06/2023 di Fabrizio Cannone

La deriva del Belgio, dove il sesso sui documenti è un’opinione che varia

Come noto ai più il Belgio è una nazione all’avanguardia. Aborto o meglio libertà di sbarazzarsi del feto, eutanasia ovvero libertà di uccidersi e di farsi uccidere, licenza di drogarsi: tutto è avanzato, regolato, consentito, legittimato.

Nel 2018, solo cinque anni fa, una legge, chiamata legge trans, ha iniziato a permettere, a una frazione microscopica della popolazione, ancor più piccola della già piccola minoranza gay, di scegliere a che sesso appartenere, potendo far inserire sul proprio documento una X al posto dell’arcaico e oscurantista M/F. Maschio o femmina, senza alcuna alternativa, mentre i colori dell’arcobaleno sono molti: il classico esempio di squallida e arretrata logica binaria.

L’Ansa, citando Le Soir, ha recentemente dato la notizia che la commissione Giustizia del governo belga, presieduto da Alexander De Croo, ha iniziato la discussione di un nuovo disegno di legge, per correggere quanto non era più all’altezza dei tempi, nella legge trans del 2018.

Perché in quella legge - avanzata nel 2018 ma reazionaria ora - si prevedeva solo il cambio da un sesso all’altro, e non si teneva conto «delle persone la cui identità di genere è non binaria». Da maschio potevi diventare femmina per legge e il contrario, ma non c’erano altre possibilità. E addirittura si prevedeva che il cambio di sesso fosse unico nella vita, e che «tali modifiche fossero in linea di principio irrevocabili». Evidentemente addirittura quella legge è ora considerata come puro medioevo.

Con la nuova legge, sostenuta dalle forze di sinistra, «le persone con un'identità di genere fluida», potranno «cambiare sesso nel certificato di nascita più volte nel corso della propria vita». E il “progresso” è reale, perché nella legge precedente ciò poteva avvenire solo una volta: e se poi uno ci ripensa, e se poi si pente di averci ripensato?

Non solo, ma prima era d’obbligo intervenire con ormoni o chirurgicamente, per dare all’autopercezione soggettiva un che di “serio”, “coerente” e “strutturato”. Ma ora, anche quest’obbligo verrà meno.

La legge in discussione, se passerà, permetterà quindi a chiunque di «cambiare nome senza il cambio di sesso, o assumere un nome indipendentemente dall'identità di genere». Cioè prima si poteva cambiare sesso per poi cambiare nome in base al sesso “ottenuto”, ora si potrà scegliere il proprio nuovo nome, a prescindere da tutto e da tutti, come se si fosse soli al mondo.

E questo un numero imprecisato e indefinito di volte nell’arco di una vita. Quindi, senza «passare attraverso una procedura eccezionale presso il tribunale della famiglia», il cittadino belga potrà auto dichiararsi del sesso opposto e, senza consulti psicologici, burocrazie tribunalizie e invasive operazioni chirurgiche, potrà farsi chiamare con un nome di altro “genere”: da Mario a Maria senza colpo ferire.

Dunque, secondo i proponenti e la sinistra, il “progresso” sta nel passaggio dalla biologia all’auto percezione, e in fondo nella cancellazione della scienza (che discerne benissimo XX da XY). E questo in nome del vissuto, dell’ideologia, del sentimento e magari della subalternità a mode tanto effimere quanto devastanti.

Ma i politici del Belgio alla gente comune senza disforia di genere ci pensano o no? Si potrebbe dire, ed è un mantra dei nichilisti, che concedere un “diritto” in più ad alcuni non lede i diritti degli altri. Ma così non è. Se si abolisce il concetto di padre e madre per creare una “famiglia in laboratorio”, tutte le famiglie perdono qualcosa. Idem per l’abolizione della festa della mamma o del papà, per i genitori 1 e 2. Idem soprattutto per i bambini che non hanno più la tutela del loro maggior interesse: quello di avere un (solo) padre e una (sola) madre.

Il disegno di legge, come riporta sempre l’Ansa, non ha però risolto del tutto una questione pendente già dal 2018. E cioè l’esistenza di un possibile «effetto stigmatizzante», dovuto «all'introduzione di un'ulteriore categoria X accanto a quelle indicate oggi (M/F)». La soluzione che pare imporsi per evitare la lettera X sui documenti dei belgi (non binari) potrebbe essere quella di «eliminare del tutto il sesso come elemento di stato civile». Benché, «il punto è ancora dibattuto, anche per le ripercussioni sul diritto di filiazione».

Con la scusa dei presunti diritti dei cittadini non binari, si toglie una certezza giuridica, legale e perfino psicologica al 99% dei cittadini comuni, di serie B. Stelio Fergola ha ben descritto la cosa osservando che in Belgio «si cambia sesso con un click».

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.