Qual è la prima causa di morte per gli americani under 50? La droga.
A dirlo è il New York Times, che qualche giorno fa ha pubblicato i dati preliminari di una ricerca condotta nel 2016, chiamando i dipartimenti sanitari di tutti e 50 gli Stati americani per chiedere le statistiche sui residenti morti di overdose.
Nel 2016 sarebbero morte per colpa della droga ben 59mila persone, con un aumento del 19% rispetto al 2015. Naturalmente è difficile capire se si tratta di una morte dovuta a un uso prolungato o un decesso causato da un’overdose “estemporanea”, così come è spesso impossibile – in caso di dipendenza del soggetto da altre sostanze, come alcool o fumo – il principale fattore che ha portato alla morte.
Questa situazione dovrebbe comunque far riflettere e agire, correndo ai ripari: per il 2017, infatti, è previsto un ulteriore incremento di decessi causati da questa dipendenza.
Ma qual è la droga che sta mietendo così tante vittime? Chiarendo che ogni tipo di sostanza nuoce gravemente alla salute, la maggiore indagata è l’eroina. Accanto a questa ci sono tuttavia altri due “prodotti”: il fentanyl, «il più forte oppioide – leggiamo su Tempi – in circolazione. Non è nuovo (venne sintetizzato per la prima volta negli anni Sessanta), ma è noto da appena tre anni o poco più, quando è emerso dai sequestri di droga in tutto il paese. Il fentanyl è venduto soprattutto in strada e viene utilizzato dai trafficanti anche per produrre oppiacei contraffatti dal costo più basso di quelli tradizionali»; e il carfentanil, altra droga sintetica che in quantità minime (si parla di meno che di qualche granello di sale) può rivelarsi letale e che, non a caso, è solitamente utilizzata per tranquillizzare gli elefanti.
In Italia, almeno per ora, il pericolo della legalizzazione della droga (che possono anche mentire e chiamare “leggera”, ma sempre droga rimane) pare essere scampato. Ma prima o poi i Radicali, o chi per loro, torneranno sul pezzo e continueranno la loro martellante campagna in favore delle canne libere. E questo nonostante gli esperti affermino che anche la cannabis è assai nociva, soprattutto per i ragazzi che hanno ancora un cervello in formazione, plastico.
Se questo non bastasse, grazie al New York Times, abbiamo i dati dell’America. E, lo sappiamo, non vale a molto dire che al di là dell’Oceano i costumi sono più dissoluti: tutte le “mode” americane, prima o poi, arrivano anche da noi. Forse sarebbe bene impegnarsi in un’operazione di sensibilizzazione e di educazione al tema in forma preventiva? L’Islanda ha recentemente dato un buon esempio in tal senso, e i risultati si vedono.
Teresa Moro
Fonti: New York Times e Tempi
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