05/06/2023 di Giuliano Guzzo

La fluidità di genere spacca il mondo Lgbtqia+, anche sulla "nuova" bandiera arcobaleno

È da poco iniziato giugno, ovvero quello che è detto anche il Pride Month, il mese cioè dedicato all'orgoglio gay ed Lgbtqia+, per celebrare e incentivare la parità dei diritti di genere e l'amore in ogni forma, senza discriminazioni. Si tratta quindi di un appuntamento che, almeno sulla carta, dovrebbe essere l’apoteosi dell’unità e della forza del movimento arcobaleno, che così tante «conquiste» ha raggiunto in questi ultimi anni; tutto questo almeno sulla carta, si diceva. Sì, perché, la realtà è invece ben diversa. Ed è quella che certifica una profonda e crescente divisione proprio nella galassia «non eterosessuale», segnata sempre più da fratture laceranti.

Gli esempi a questo proposito davvero si sprecano, ma certamente riveste – anche sotto il profilo simbolico – una importanza rilevante quella che, da qualche anno, è la nuova bandiera arcobaleno (recentemente esibita anche da Marco Mengoni sul palco dell’Eurovision), che si configura diversa da quella tradizionale. Essa, infatti, come nota Wired, prevede «cinque colori in più, il bianco, il rosa, l'azzurro, il marrone e il nero, posizionati a lato, quasi come un distintivo, o forse come un promemoria». In questa opera di arricchimento cromatico, per così dire, si è voluto valorizzare di più anche la componente transgender. Che però, attenzione, è la stessa che preoccupa un’altra componente della galassia arcobaleno che, infatti, guarda con preoccupazione alle derive legate dall’identità di genere e all’autodeterminazione di genere.

Il problema è talmente serio, per tanti gay e lesbiche, da aver fondato nuove realtà associative come, per esempio, la Lgb Alliance dove a mancare – come si è vede – è proprio la «t». A suffragio di questa divisione nel mondo arcobaleno si possono poi richiamare altri particolari. Per esempio, la contrarietà di Arcilesbica all’utero in affitto. La stessa realtà, inoltre, è molto perplessa sulla già richiamata identità di genere. Una posizione, quest’ultima, talmente scomoda da aver portato, nel 2020, a spingere affinché Arcilesbica sia esclusa dall’Arci; un appello, assai netto, fu infatti formulato in tal senso da alcuni attivisti Lgbt (per l’esattezza, quasi tutti militanti di Arcigay), i quali raccolsero peraltro l’adesione di un centinaio tra circoli e collettivi, oltre che di 3.000 singoli.

Ancora, oggi troviamo attiviste lesbiche scagliarsi contro l’indottrinamento gender a scuola. Un esempio? Quello di Kathleen Stock, intellettuale inglese che non può essere sospettabile di essere una simpatizzante di Pro Vita & Famiglia, essendo femminista, lesbica ed essendo «sposata» con una donna insieme alla quale cresce dei figli. Eppure, la Stock, figura non nuova a posizioni controcorrente – che nel novembre 2021 la portarono a dimettersi dall'Università del Sussex, dove insegnava filosofia, dopo che aveva criticato la teoria del gender -  ha recentemente preso posizione proprio contro l’indottrinamento dei libri arcobaleno; lo ha fatto firmato un duro articolo sulla rivista Unherd, che appare chiaro fin dal titolo: «Stop trying to indoctrinate kids».

Ecco che allora, tornando a noi, il da poco iniziato Pride Month – divisivo sin dalla nuova bandiera che lo rappresenta – si presenta tutt’altro che festoso. O meglio, festoso e allegro lo è, senza dubbio. Ma sotto l’apparenza, esso vede un movimento arcobaleno mai così frammentato e in lotta con sé stesso. Un’amara ma indubbia realtà che, possiamo scommetterci, i soliti grandi media faranno l’impossibile per nascondere.

 

 

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