14/04/2021 di Manuela Antonacci

La lettera di una femminista contro il ddl Zan

Non fa certo onore all’onorevole Alessandro Zan, relatore del ddl sull’omotransfobia che tanto sta facendo discutere e suscitare clamori, la lettera aperta di una giovane femminista che sta girando sulla rete.

In cui, la donna mostra sconcerto per il comportamento di chiusura adottato dal deputato, di fronte alle richieste di dialogo, giunto dal mondo femminista, sulle criticità contenute nel ddl.

“Con ogni mezzo (social, email) abbiamo cercato di interloquire con Alessandro Zan, primo firmatario del ddl sull’omobitransfobia, misoginia e abilismo già approvato alla Camera e in attesa di esame al Senato. Lo abbiamo invitato a partecipare a un confronto Zoom per esporgli le nostre ragioni e ascoltare le sue. Gli abbiamo proposto interviste da pubblicare sulla stampa quotidiana. Zan non ha mai dato il minimo cenno di riscontro e questo è piuttosto grave per un parlamentare eletto che per legiferare correttamente sarebbe tenuto a verificare i suoi convincimenti su una questione tanto importante, ascoltando ciò che ne hanno da dire le sue concittadine: ignorare le donne, non dare importanza a quello che hanno da dire è il primo sprezzo misogino, ed è preoccupante che questo sprezzo venga manifestato proprio da chi -unilateralmente- ha deciso che la “sua” legge costituisca un presidio anche contro la misoginia.”

Una vera e propria contraddizione in termini, quella per cui si sceglie di ignorare proprio l’appello di una delle categorie che a parole, si dichiara di voler proteggere, addirittura con una legge.

 Zan, come afferma l’autrice della lettera, ha deciso di confrontarsi solo con quelli che la pensano come lui e quindi si è organizzato un grand tour con influencer, cantanti e personaggi dello showbiz che si sono limitati a fare gli yesman, senza conoscere davvero il testo della legge.

 In più, come afferma la giovane attivista di RadFem, l’opposizione al ddl Zan, non è una mera questione politica: non è necessario appartenere ad uno schieramento politico per temere e osteggiare questo disegno di legge “Noi non siamo la destra sovranista e omofoba italiana, noi non siamo Giorgia Meloni, Simone Pillon o Matteo Salvini. Siamo donne che quotidianamente combattono per altre donne, per chi non ha voce, e pretendiamo che venga dato ascolto anche a noi, o che almeno si provi a creare un dibattito civile. Ci sono diversi punti che riteniamo vadano modificati nel ddl ma, principalmente, ci preoccupa il concetto di identità di genere. Da mesi continuiamo a ribadire che il concetto alla base dell’ideologia dell’identità di genere sia incredibilmente nocivo per le donne, eppure continuiamo ad essere ignorate.”

  Ed è noto che le femministe si stanno battendo in modo tenace contro la nuova, disastrosa “visione antropologica” che deriva dall’ideologia gender, con tutte le conseguenze nefaste legate ad essa: utero in affitto, ormoni bloccanti della pubertà, ma anche deprivazione dei privilegi e delle peculiarità legate alla donna in quanto biologicamente tale. “Chiediamo che queste considerazioni, e molte altre, vengano tenute in considerazione e che ci venga dato spazio per un dibattito costruttivo che tenga conto di quello che le donne hanno da dire su questo ddl, senza voler minare i sacrosanti diritti che questo ddl si pone di tutelare, ovvero combattere omofobia, transfobia, abilismo e misoginia. Per favore, ascoltateci.




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