Ha fatto il giro del web la storia di Yvonne, la ventottenne soprannominata dai media come la “Super mamma di Bari”, che nell’arco di sole 24 ore ha partorito e discusso la tesi di laurea cullando tra le braccia la sua piccola Lavinia, con il lieto fine di un bel 110 e lode.
Immediate anche le lodi dei maggiori leader politici. “Che bella immagine. Doppie congratulazioni alla neo-mamma e buona vita alla piccolina!”, come ha commentato Giorgia Meloni, leader di Fratelli D’Italia.
Una notizia dalla quale traspare la gioia di un traguardo importante come la laurea e dell’avvento che una nuova vita porta con sé. Eppure sarebbe opportuno osservare anche l’altro lato della situazione e chiederci se nel nostro Paese esistono politiche davvero utili al fine di sostenere le giovani mamme universitarie e/o lavoratrici, che visto lo scenario attuale che fronteggia i più giovani, si trovano in situazioni spesso precarie.
A tal riguardo, anche gli Stati Generali della natalità, supportati da Papa Francesco alcuni mesi fa, hanno espresso la loro profonda preoccupazione di fronte all’inverno demografico che sta travolgendo il nostro Paese, raggiungendo così un picco di denatalità senza precedenti.
Un messaggio più che condivisibile, quello di fare più figli. Eppure la domanda che sorge spontanea è: come si può pensare di incentivare la natalità in assenza di aiuti concreti alla maternità? Per non parlare della situazione precaria che affligge le mamme nel mondo del lavoro, costrette a tornare al lavoro in pochissimi mesi e magari dover pagare una babysitter che si occupi del proprio bambino, con tutte le conseguenze economiche che ciò comporta.
Per non parlare, inoltre, della paura che spesso una donna deve subire nel dire al proprio capo di essere incinta, con il terrore di poter essere licenziata da un momento all’altro. Della domanda “vuoi figli?” al primo colloquio di lavoro. Dell’assenza di un vero e proprio reddito di maternità, che sarebbe un supporto fondamentale per le giovani mamme che non hanno una situazione economica stabile. Per non parlare delle famiglie numerose che mentre stanno regalando un patrimonio prezioso alla nostra società, afflitta dalla crisi della denatalità, si trovano abbandonate dallo Stato, in assenza di aiuti concreti e sufficienti.
Se da un lato la vicenda di Yvonne ci ha trasmesso una grande gioia, dall’altro, però, ha suscitato le perplessità di alcuni utenti della rete. “Forse dovrebbe riposarsi dopo il parto, la laurea non è una cosa prioritaria quando si ha un neonato. Non fa bene né alla mamma né al bambino” è stata una delle tante considerazioni in merito, dalla quale sarebbe utile prendere spunto per riflettere sulla vicenda. Anche se probabilmente è stata una scelta di Yvonne quella di laurearsi il prima possibile per poi potersi dedicare maggiormente alla sua piccola. Una scelta più che ammirevole, che però non deve in alcun modo esonerare lo Stato dall’adottare politiche serie e creare posti di lavoro sicuri che sostengano davvero la maternità.
Se le mamme stanno bene – non ci stancheremo mai di ripeterlo - anche la società vive meglio e più serenamente.