02/12/2021 di Luca Volontè

La Nuova Zelanda nella morsa dell’identità di genere

Due importanti ed autorevoli esperti sono preoccupati per l’ “auto identificazione di genere sessuale” riconosciuta e promossa in Nuova Zelanda. Jan Rivers e Jill Abigail , due importanti ricercatrici neozelandesi, hanno recentemente scritto un brillante articolo, intitolato 'Il Gender self-ID solleva domande complesse. Non è transfobico porle".

L'articolo solleva le preoccupazioni sulla sostituzione del 'sesso' con il concetto di 'identità di genere' che incoraggia sempre più i bambini a credere di essere "nati nel corpo sbagliato".  Il governo neozelandese sembra intenzionato a spingere rapidamente e aggressivamente l'ideologia di genere in ogni aspetto delle leggi e nella stessa società. Purtroppo, come spiegato nell'articolo, "non c'è stata quasi nessuna informazione pubblica, consultazione o copertura mediatica di questo atteggiamento e volontà del governo. Eppure l’idea di riconoscere l’auto identificazione di genere è la posizione predefinita ed attuata da molti dipartimenti governativi fin dal 2018".

La Commissione per i diritti umani neozelandese ha interpretato le disposizioni dell'Human Rights Act che proteggevano le donne come applicabili anche alle persone autodefinitisi tali, pur essendo maschi alla nascita, annullando di fatto le disposizioni in favore delle donne. Il sempre più diffuso termine di genere "cis", per esempio, sarà un mistero per il neozelandese medio. Il nuovo linguaggio, infatti, vede le donne diventare "partorienti" invece di madri e generiche "persone incinte", non donne incinte. I prodotti per il ciclo nelle scuole sono diretti a "studenti che hanno le mestruazioni", non a ragazze con il ciclo mestruale.

 Confusioni fatte di proposito che danneggiano la salute e, nei fatti, accrescono le discriminazioni verso le ragazze e le donne del paese. La parità di retribuzione è ora determinata, per esempio, dall'identità di genere, non dal sesso ed anche i dati statistici sono raccolti in base all'identità di genere invece che al sesso. Anche la sistemazione in carcere è determinata dall'auto-identificazione, il che significa che persone con corpi maschili, possono essere messi nelle celle e nelle carceri con le donne.

Questa è sicuramente una follia, soprattutto se riguarda anche i giovani. Rivers e Abigail affrontano questo tema con franchezza e senza alcuna inferiorità morale, dicendo che: "Non è amore o accettazione l’incoraggiare i bambini a credere di essere "nati nel corpo sbagliato". I bambini non possono avere il concetto chiaro di come le loro scelte avranno un impatto sull’infertilità e sull'incapacità di rispondere sessualmente nel prosieguo delle loro vite. Non possono anticipare ciò che queste perdite di identità sessuale biologica comportano, per non parlare degli altri effetti della medicalizzazione in corso", i cui esiti sulla salute futura (fisica e mentale) dei bambini sono tutt’altro che confortanti.

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