Uno dei primati più tristi che detiene la società moderna è nel numero di persone dipendenti dalla pornografia. Il motivo è presto detto: internet la rende oggi accessibile come mai prima, abbordabile e soprattutto anonima. Un tempo era necessario metterci la faccia per procurarsi materiale porno e la vergogna rappresentava un ottimo freno, oggi non è più così. Nel mondo d’oggi basta infatti avere una connessione internet per poter accedere gratuitamente ad una quantità smisurata di materiale porno. Una documentarista francese ed ex pornoattrice Éloïse Becht, nel suo documentario “À quoi rêvent les jeunes filles?”, del 2015 e visualizzabile su YouTube ha calcolato che dal 2009 al 2015 «l’umanità ha guardato l’equivalente di 1,2 milioni di anni di video pornografici e ha visitato 93 miliardi di pagine su piattaforme gratuite».
Insomma parliamo di una vera e propria forma di alienazione che sta diventando un problema a livello sociale di cui solo da poco, tuttavia, si comincia a parlare. Se si pensa che la visione di siti o film o l’interazione con chat erotiche comporta molto spesso l’annullamento completo della coscienza temporale: si possono trascorrere anche 10 ore davanti al computer, senza rendersene conto, fino a perdere consapevolezza anche delle proprie esigenze psicofisiche, vuol dire che stiamo parlando di una vera e propria piaga.
Ma la cosa che più macera e distrugge chi ne è affetto, come dicono molti degli ex “addicted” che ne sono usciti, è la vergogna. La difficoltà ad ammettere, davanti a qualcuno di avere un “passatempo” così pruriginoso, rende difficile anche chiedere aiuto. Per questo il primo passo è, proprio come con la dipendenza da droga e alcol, ammettere a se stessi di soffrirne e poi fare coming out con chi può aiutarci. Il disturbo, investendo naturalmente il campo psicologico, viene di norma curato tramite psicoterapia individuale o di gruppo assistito o di gruppo di auto mutuo aiuto, tramite terapeuti interessati a questo ambito, ma anche associazioni di auto aiuto.
Pur vivendo nella consapevolezza che oggi, tutti i sistemi mediatici concorrono perché questa generazione nutra e coltivi desideri immorali, tuttavia è possibile fare molto per lottare contro questa tendenza, in primis, liberandosi dalla convinzione di essere ormai senza speranza per poi imparare a sanare le proprie ferite interiori senza bisogno di ricorrere alla pornografia e il sesso. Si tratta, dunque, di una vera e propria lotta per riguadagnare la propria libertà dagli istinti che dev’essere ovviamente sostenuta da un adeguato percorso che permette però, alla fine di recuperare una nuova, sana relazione con il proprio corpo e con gli altri.
di Manuela Antonacci