Quello delle baby-cantanti ballerine è uno dei fenomeni più preoccupanti che ultimamente sta esplodendo sui social. L’ultima starlette della serie è una cantante di 9 anni (di cui non faremo il nome, neanche quello “d’arte”, per non propagandare e veicolare ancora di più questa preoccupante “moda”). La sua divisa è la minigonna e i suoi atteggiamenti sono costantemente quelli di una soubrette sensuale e ammiccante. Purtroppo sta spopolando tra i neomelodici ed è già un idolo tra le bambine della sua età.
I suoi “manager” sono proprio i suoi genitori. In particolare sua madre, che gestisce tutti i suoi canali social su cui pubblica puntualmente i video della figlia che canta e balla con un’aria maliziosa che sembra addirsi davvero poco ai suoi appena 9 anni e guai a chi la critica parlando di strumentalizzazione: la signora risponde anche a tono, sostenendo che si tratti di pura invidia.
I riferimenti sessuali non si contano, a partire dalle vesti succinte in cui la bambina è spesso avvolta. Addirittura in un video clip, un’altra bambina viene portata via in braccio da un uomo, mentre si dimena.
Chi la critica, però, non ha tutti i tori. Come si può pensare, infatti, che una sovraesposizione mediatica, simile, a mezzo social, non avrà degli effetti psicologici e sociali devastanti? Tanto più se a guidare certi minori sono genitori che non solo non si interrogano sull’eccessivo uso della rete e dei social, ma ne sono essi stessi i promotori. E tutto ciò anche alla luce dei recenti, gravi, fatti di cronaca che hanno visto la povera bambina di 10 anni di Palermo risucchiata da una sfida estrema su Tik Tok, mondo di cui era ormai diventata prigioniera. I video delle baby cantanti non sono certo paragonabili alle sfide mortali di TikTok, ma i pericoli sono comunque enormi.
Una deriva, quella verso cui vanno tanti bambini sui social, che alcune volte vede l’assoluta complicità e corresponsabilità dei genitori. Le bambine devono sentirsi e fare le bambine e qualunque mercificazione o strumentalizzazione della loro immagine non può che pericolosa. Perché non si può parlare di maschilismo e femminismo senza tener conto di questi pericoli che non fanno altro che porre le basi di una futura società in cui la donna, sin dalla più tenera infanzia, può essere sfruttata ad uso e consumo degli di adulti ed essere vista come un oggetto sensuale.