«Lo avete chiesto in tantissim*»; «incontri di approfondimento con espert*»; «le tappe evolutive de* bambin*»; «per rimanere aggiornat*»; «spazio gioco per bambin* 0-3 anni accompagnat* da un adult*»; «sostenere i propr* figl* in questa transizione». Lette così, queste frasi sembrano provenire tutte quante da qualche manifesto di Arcigay, se non da qualche appuntamento legato al gay pride. Il primo pensiero che viene è davvero quello.
Invece si tratta di ben altro, e precisamente della Newsletter n°7 del 13 settembre 2023 inviata da Informa famiglie e bambini agli «amici del Centro per le Famiglie» di Rimini. Un comunicazione che, peraltro, è diffusa con un logo istituzionale: quello della Regione Emilia-Romagna. Ora, è noto che si tratti di una Regione i cui vertici amministrativi sposano senza riserve l’agenda progressista, come mostra l’offerta gratuita, ormai da qualche anno ben pubblicizzata dal Servizio sanitario regionale, delle terapie ormonali per persone con disforia di genere.
Si tratta anche di una Regione che si vanta di rendere disponibile la pillola abortiva Ru486 per abortire anche nei consultori. Ciò nonostante, quella Newsletter tempestata di asterischi lascia decisamente spiazzati. In primo luogo perché questa scelta linguistica, così cara al movimento Lgbt, è del tutto inopportuna. E questo non lo dice ProVita&Famiglia o qualche cattivone conservatore, no: l’ha già messo nero su bianco l’Accademica della Crusca, affermando a chiare lettere che «l’asterisco non è utilizzabile, a nostro parere, in testi di legge, avvisi o comunicazioni pubbliche, dove potrebbe causare sconcerto e incomprensione in molte fasce di utenti».
Grave poi, per quanto si parli di una Regione prona alle rivendicazioni progressiste – come abbiamo appena detto -, che il diluvio di asterischi ripresa in apertura arrivi accompagnata da un logo istituzionale; gravissimo, infine, che tutto ciò sia indirizzato a famiglie e, soprattutto, a bambini, vale a dire a soggetti che, proprio in ragione della loro vulnerabilità, dovrebbero essere più protetti di altri da mode e tendenze che, per quanto presentate come «inclusive», di fatto risultano ideologiche nelle misura in veicolano un’antropologia neutra, come l’identità maschie e femminile fossero semplici opzioni con, in mezzo, fior di varianti.
Beninteso: la Regione Emilia Romagna non ha inventato nulla. Già qualche anno fa, infatti, perfino l’insospettabile Lombardia era caduta nella trappola ideologica del ricorso all’asterisco. Che questa prassi tuttavia si diffonda, per di più su canali istituzionali – e a maggior ragione rivolti a famiglie e bambini, lo si ripete – è un dato preoccupante; e che non può in alcun modo essere preso sotto gamba. Ne va della crescita sana ed equilibrata dei giovani e giovanissimi, che hanno tutto il diritto di essere tenuti alla larga da quelle che, nella migliore delle ipotesi, sono stravaganze linguistiche. Per non dire di peggio.