05/12/2024 di Gloria Callarelli

La scienza: le cellule del bambino rimangono nel corpo della madre per decenni. E riparano i tessuti danneggiati

Quel mistero che è la gravidanza, il partecipare alla formazione di una vita e, appunto, a quel mistero che avvolge questo dono, non si esaurisce affatto quando una donna dà alla luce un bambino. Quel gesto, poi, che è quello dei medici di tagliare alla nascita il cordone ombelicale, infatti, in realtà non fa finire il legame profondo che è anche biologico e chimico tra mamma e figlio. Sì perché, nel corso degli anni, alcune ricerche - pubblicate National Library of Medicine (come - ma non è l’unica - “Cell Migration from Baby to Mother”) hanno dimostrato, e nel tempo confermato, come le cellule fetali del figlio restino anche per decenni all’interno del corpo della madre, e non senza motivo: pare infatti che partecipino alla riparazione dei tessuti materni.

Gli studi

E’ stato infatti confermato che sarebbero soprattutto le cellule maschili ad avere questa funzione: attraverso la placenta, infatti, durante la gravidanza, esse passano all’interno del flusso sanguigno depositandosi nei tessuti. In altre parole si trasferiscono dal feto alla madre. Secondo questi studi, inoltre, esse possono anche proliferare localmente, rigenerarsi, differenziandosi anche tra loro in cellule specializzate, oppure addirittura migrare dal midollo osseo ai siti danneggiati, vedi ad esempio nel caso di lesioni cutanee, per contribuirne alla riparazione. Questo fenomeno ha un nome ben preciso: si chiama microchimerismo e avviene quando due popolazioni geneticamente distinte di cellule si trovano all’interno dello stesso organismo.

Il corpo della madre, dunque, anche dopo il parto, non elimina queste cellule ma le integra al suo interno rendendole funzionali alle battaglie dell’organismo. Questa straordinaria scoperta rende ancora più importante la lotta per la vita che Pro Vita & Famiglia porta avanti da anni battendosi contro pratiche quali l’aborto che uccide la vita, e quel prezioso legame che dunque si va a creare, o quali l’utero in affitto che impone un distacco netto della donna che porta avanti la gravidanza, dalla creatura che ha in grembo per poi consegnarla, per il resto della vita, a chi ha pagato tale pratica. Pratiche mostruose che non tengono in minimo conto il rapporto profondo che si crea tra genitore e figlio, rapporto il cui distacco diventa abominevole anche per la relazione che, così anche biologicamente radicata, viene a spezzarsi.

La bellezza della vita, fin dal concepimento

Questa fondamentale scoperta, dunque, deve diventare fonte di informazione per le giovani donne, in particolare se pensiamo a quante si accostano alle pratiche dell’aborto o dell’utero in affitto senza essere informate correttamente e in modo esaustivo. E’ nel loro diritto, infatti, sapere che il feto è naturalmente un bambino sempre, fin dal concepimento, e che lo scambio che si ha con la nuova vita che cresce nel grembo materno è uno scambio perpetuo, che può durare anche decenni, se non per tutta la vita, dopo il parto. Non è dunque un’informazione da tenere nascosta ma diventa un’informazione dirimente per aiutare queste donne a scegliere una volta per tutte di non abbandonarsi a pratiche che sono proprio contrarie alla vita e all’ordine delle cose in natura: c’è un qualcosa di indecifrabile e profondo che scaturisce da una vita concepita che la rende un qualcosa, ogni volta, di unico, indelebile e irripetibile.

 

 

 

 

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