18/03/2021 di Manuela Antonacci

La storia del medico abortista diventato pro life. Il libro best seller pubblicato anche in Italia

Il viaggio di redenzione di Bernard Nathanson, da convinto abortista a sostenitore pro-life. Un cammino straordinario di presa di coscienza della verità, di un notissimo medico abortista, dopo aver eseguito migliaia di aborti, compreso quello sul suo stesso figlio, averne promosso la legalizzazione in USA, cambierà la sua opinione e la sua vita per sempre. Un cambiamento di vita radicale che lo porterà a smascherare gli inganni del mainstream e di certa narrazione politica sull’aborto. Tutto questo nella sua autobiografia, "La mano di Dio", per la prima volta tradotta in italiano per TAU Editrice e di cui ci parla la redattrice editoriale Michela Serangeli, in questa intervista.

 

Dottoressa Serangeli, com’è arrivato in Italia questo libro?

«Innanzitutto questo libro compare per la prima volta in italiano: due traduttori sono stati coordinati da Anna Raisa Favale che è la videomaker di Aleteia, che, avendo vissuto per diversi anni, per lavoro a NewYork e avendo fatto parte di movimenti pro vita, ha conosciuto gente che l’ha messo in contatto con la famiglia del dottor Nathanson. E quindi lei si è appassionata alla vicenda, dopo aver letto il libro in inglese e ha cominciato a desiderare di portarlo in Italia, perché non esisteva ancora una traduzione in italiano».

A chi accusa libri come questo di un approccio fideistico, cosa risponde?

«Che la cosa interessante di questo libro è proprio che può fornire un punto di vista laico contro l’aborto. È vero che il dottor Nathanson si è convertito ad un certo punto della sua vita, ma la conversione è arrivata dopo un percorso di presa di coscienza personale. Nathanson ha origini ebraiche, però nel corso della sua vita è diventato ateo, un po’ per ribellione vero la famiglia, un po’ perché il suo percorso da medico l’aveva portato ad allontanarsi da ogni forma di credo. Quindi lui prende consapevolezza di ciò che è l’aborto dal punto di vista scientifico. Quindi, prima diventa attivista contro l’aborto, da laico, poi, in quanto attivista contrario all’aborto frequenta ambienti pro life e, all’interno degli ambienti pro life, conosce persone che lo avvicinano alla fede cattolica e poi si converte. Quindi la cosa interessante è che si può essere contro l’aborto anche laicamente, dunque è un tema umano. Questa è la vera forza di questo libro: non si può accusarlo di essere “fideista” o bigotto, è proprio il punto di vista di uno scienziato che, quando vede le immagini ad ultrasuoni di cos’è l’aborto, apre gli occhi su questa verità. Nathanson poi è diventato famoso per un video silenzioso in cui mostra le immagini di ciò che accade al bambino durante l’aborto, fece molto scalpore a suo tempo. Lui poi fu uno dei medici che, quando negli Stati Uniti venne legalizzato l’aborto, si batté per questo. Fu addirittura uno dei fondatori della clinica Planned Parenthood. Dunque ha avuto proprio un cambiamento radicale. È, peraltro, un libro straordinario, con una parte introduttiva in cui racconta la sua infanzia, che è utile per capire come mai la sua formazione l’avesse portato in una certa direzione. Poi ci sono dei passaggi forti, in cui racconta di aver praticato l’aborto anche su suo figlio, facendo abortire una delle sue fidanzate e narra tutto lo squallore di quel rapporto. Sono veramente passaggi forti, lui non si fa sconti mentre non è accusatorio verso le donne che abortiscono, ma con molta verità smaschera il sistema».

Se non sbaglio siete stati gli unici a tradurlo, come mai, la narrazione abortista è molto forte in Italia?

«Io credo che, editori che parlino dell’aborto ci siano. Nella fattispecie questo libro è la prima volta che viene tradotto, ma noi, nel nostro settore di editoria religiosa siamo in contatto con altri editori e non mi sembra che non si parli dell’aborto. Senz’altro si parla di più a favore dell’aborto, questo è vero. Ma ci capita di conoscere, nella nostra stessa esperienza editoriale, tante testimonianze, tramite racconti e libri di persone che narrano il loro punto di vista sulla questione e le loro testimonianze in favore di scelte pro life. C’è una produzione editoriale in tal senso, diciamo che c’è anche una produzione editoriale di segno opposto, più forte. Spesso voci che possono contrapporsi a questo abominio vengono soffocate dalla cultura dominante. In questo caso si tratta di fare contro cultura. Più che un silenzio da parte dell’editoria, potrei dire che si tratta di un’editoria più piccola con meno mezzi meno potenti, questo sì, però c’è e deve crescere».

In America, dove c’è un mondo pro life piuttosto vasto, questa autobiografia sta avendo grande successo. Lei nota, basandosi sulla sua esperienza editoriale, lo stesso interesse su questi argomenti, anche in Italia?

«Per risponderle in modo preciso dovrei fare delle ricerche basate sui numeri, posso avere delle idee ma poi dovrei verificare con un riscontro preciso numerico. A naso non saprei, però trovo che ci sia un interessa crescente, man mano che cresce questa dittatura del pensiero. Credo che sia un interesse di reazione, peggio vanno le cose, più cresce l’interesse. Anche attraverso i social l’attenzione verso questi temi aumenta. I mezzi di comunicazione che hanno una voce più forte delle altre, ovviamente tendono a non dare spazio a queste cose, ma l’interesse c’è ed è vivo».

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