Il volume, edito da Edizioni Paoline, verrà presentato in anteprima il prossimo 2 dicembre a Siena
Esce in questi giorni il libro di Carlo Valerio Bellieni, membro della Pontificia Academia Pro Vita, “L’ABC della bioetica”, per le Edizioni Paoline. Il testo in maniera semplice ed essenziale riporta la definizione di 28 principali termini usati in bioetica e un’originale chiave di lettura. La prefazione è di Padre Gonzalo Miranda, Decano della Facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Il libro sarà presentato in anteprima il 2 dicembre alle 16.30 a Siena, presso l’auditorium dell’Accademia dei Fisiocritici.
Riportiamo qui la prefazione a cura dell’autore.
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È un paradosso, ma prendere decisioni difficili… è facile. Basta voler davvero bene a chi abbiamo davanti. Se chi curiamo non ci interessa, se non sappiamo ascoltare, star vicino, ogni decisione è un compromesso di interessi complicato e dubbioso. Impariamo dunque a voler bene! Perché l’etica non deve essere una serie di regole da applicare, di norme da seguire, ma avere uno sguardo morale sulla persona che abbiamo davanti a noi; e questo sguardo è possibile solo se si vuole bene.
Certo, ci spiegano che ci sono delle regole da seguire che per alcuni sono dei «principi etici» come la giustizia, il non voler nuocere, il non obbligare nessuno a fare cose contro la sua volontà, o rispettarne i diritti, ma queste sono delle conseguenze di uno sguardo che vuole bene, vengono un momento dopo, non possono essere il punto di partenza: saremmo freddi e teorici sceriffi morali!
Il secondo punto per essere bravi in questo campo è considerare i dati reali della questione, e per questo bisogna essere realisti e usare la ragione. Qui daremo degli spunti, ma ognuno è invitato a fare ricerche nei vari campi usando siti e libri affidabili.
La ricerca scientifica infatti mostra dati inaspettati sia sulle conseguenze negative di certi nuovi comportamenti, sia sulla bellezza della vita umana anche quando questa sembra ai limiti della possibilità di accettazione.
Dunque proponiamo, come una specie di esercizio per avvicinarci alla bioetica, una serie di termini molto usati e molto travisati. Daremo a ognuno una definizione sintetica (che a volte sembrerà inusuale o forse «nuova») e le tre categorie che descriveremo: realismo, ragione ed empatia ci guideranno nella lettura della parola stessa, rivelandocene degli aspetti imprevisti.
– Il realismo: la visione più oggettiva, sapendo che dobbiamo avere l’umiltà di adeguare i nostri pregiudizi all’oggetto.
– La ragione: come la cosa in questione ha ripercussioni morali e sociali o sui nostri desideri e ideali profondi.
– L’empatia: quanto ci interessa davvero la cosa?
Il punto che lega tutto è comprendere la cultura da cui certe innovazioni bioetiche nascono: viviamo in una cultura individualista, che genera una paura e un catastrofismo pesanti e pessimisti. E viviamo in un’epoca ancora carica di pregiudizi verso le malattie ma anche verso chi ama disinteressatamente. Infine, viviamo in un’epoca che rifiuta e scarta tutto quello che non è preventivamente deciso a tavolino, che rifiuta l’imperfezione in sé e negli altri, diventando fobica e talora violenta.
È questa cultura dello scarto che va giudicata e superata da una cultura dell’amore e della ragione.
Fonte: Zenit