05/06/2022

Lasciate in pace la Madonna!

La fede arcobaleno e la Madonna travestita di Cremona mi hanno suscitato alcune riflessioni.

Un manichino travestito da Vergine Maria con tanto di seno scoperto, borchie e oggetti sadomaso, portato in processione al gay pride di Cremona del 4 giugno, è solo l’ultima provocazione che ha per soggetto le organizzazioni LGBT. Né fa scalpore che la messa in scena abbia avuto il patrocinio del comune, vista la perfetta omologazione di quelle istanze al politically correct.

Lo scimmiottamento del Cristianesimo nei suoi riti, nei suoi culti, nelle sue devozioni e l’offesa scomposta alla persona di Maria non sono casuali e non sono insoliti. Nell’Europa che ha rinnegato le sue radici cristiane si può spacciare come lotta per l’emancipazione la blasfemia e far passare così il messaggio di una nuova morale alternativa. 

Ma perché questo accanimento e perché proprio sulla Vergine?

Quando, in prossimità del Natale scorso, un magazine tedesco postò l’immagine di una Madonna barbuta col capo teneramente reclinato verso un Giuseppe impettito e con fra le braccia un pupazzo di gomma, il figurante impersonante Maria, intervistato, così rispose: "Non si tratta per me di schernire le persone a causa della loro fede, ma di ricordare loro che nelle storie bibliche ci sono così tanti punti di domanda. Se Maria era vergine e ha avuto un figlio senza rapporti sessuali, allora possiamo immaginarla altrettanto bene come una persona non conforme dal punto di vista del gender. Chiunque può rivedersi in lei! Nessuno di noi ha il diritto di avere il monopolio su una determinata immagine di Dio!".

Ora, in questo coacervo di luoghi comuni e sciocche ovvietà si nascondono una presunzione antica ed un’operazione ideologica. 

La presunzione antica è quella di una conoscenza che abbia la pretesa di illuminare il mistero e di nettarlo da ciò che reputa demodé, superato, oltrepassato. Essa si unisce alla del tutto acritica convinzione di porsi nella direzione del progresso così da ipotecare il futuro, che vedrà necessariamente il trionfo non più del comunismo o del capitalismo, ma del genderismo. 

L’operazione ideologica sta nell’asservire la fede al pregiudizio così da ridisegnarla in misura della propria idea, bacandola dall’interno di ogni storicità. In questo quadro la giovane di Nazaret diventa una figura kitsch e l’evento dell’incarnazione un fenomeno da baraccone mediatico. E quelli che il Nuovo Testamento presenta come fatti sfumano in simboli, allegorie da assimilare al luogo comune, così da rimuovere lo scandalo vero del cristianesimo che afferma un Dio fatto uomo nelle viscere di una donna.  

Le ideologie impongono principi, prescrivono comportamenti avendo come obiettivo ultimo di condizionare emozioni e forme di vita, di influenzare atteggiamenti fino a radicare convinzioni. Perciò, mirano all’educazione (quello che non a caso sta accadendo nelle nostre scuole con l’insinuarsi della propaganda gender) come al punto sensibile e fondamentale per la costruzione dell’uomo nuovo. 

Solo che quest’uomo nuovo, in questo caso (ma anche in tutti gli altri), è in realtà già vecchio, in quanto non è altro che la riproposizione di un mito, quello dell’androgino, di cui è traccia in Platone e in svariate forme nella gnosi antica. E’ l’individuo che ha superato la determinazione sessuale e se ne è affrancato, per cui è lui a scegliere a che genere appartenere. 

La determinazione è limite e dice incompletezza e dipendenza. Dice che io, in quanto maschio o femmina, mi completo nella relazione con l’altro da me, relazione che è anche un gioco di dipendenza. Non sono infatti io che determino me stesso alla nascita. Né posso generare da solo, ma ho bisogno dell’altro, diverso da me per sesso. Devo, quindi, necessariamente arrischiare la mia autosufficienza e la mia indipendenza in un gioco di amore pericoloso che importa il confronto con il diverso, se non addirittura il contrasto e l’opposizione. Devo obbedire, nel senso di ob audire, di fare silenzio per lasciare spazio all’ascolto del mistero che trascende le mie volizioni, le mie determinazioni e anche i miei capricci, laddove il messaggio fondamentale dell’ideologia è, al contrario, che ogni individuo è un io padrone che può infrangere ogni limite, morale o biologico che sia. 

Che c’entra Maria in tutto questo?

C’entra, perché lei è la donna dell’obbedienza, la donna che ha rimesso la sua determinazione in Dio. All’annuncio dell’angelo di una gravidanza impossibile, di fronte alla quale rimane perplessa, Ella risponde: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto.”.

Ora, è qui lo scandalo, che è anche il motivo per cui Maria attira la blasfemia dell’ideologia. Il suo professarsi “serva” sta a dire la sua assoluta obbedienza in una relazione con Dio senza garanzie, senza salvagente, in cui si gioca tutto: la sua reputazione, la sua volontà, la sua stessa vita. E’ una fede totale e remissiva che disturba il volo in assenza di aria delle autodeterminazioni ideologiche e, quindi, le coscienze acquietate in quel sogno. E’ una "gestazione per altri", per Dio, che porta alla gestazione della redenzione attraverso la Croce.   

 

  Clemente Sparaco

 

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