Se dovessimo fare un bilancio delle vittorie a favore della vita, nel mondo, ottenute nel 2018, dovremmo partire dagli Stati Uniti, dove senz’altro, sono state le più clamorose. Tanto per cominciare, in una nazione dove, a causa dell’aborto si registrano 58 milioni di bambini morti in 40 anni, Trump, sfidando il malcontento di certa classe politica, ha scelto di circondarsi di uomini davvero disposti a rispettare la legge naturale che ha ispirato il sistema legislativo americano, uomini che si sforzino di garantire il diritto alla vita anche per chi non può rivendicarlo. Parliamo ad esempio di Mike Pence, un vicepresidente sempre presente alla celebre marcia per la vita di Washington o a Brett Kavanaugh, la cui nomina, è stata fortemente caldeggiata da Trump. Kavanaugh noto pro life, è stato osteggiato fino alla fine nella sua ascesa politica, tramite menzogne oltraggiose.
In questo solco così favorevole si colloca, dunque, il risultato straordinario, del referendum svoltosi in Alabama e in West Virginia, a metà novembre, dove si era votato per inserire nelle costituzioni degli Stati, alcuni emendamenti contro l’aborto. In West Virginia, il risveglio su certi argomenti è stato tale che la maggior parte dei cittadini (il 52% contro il 48%) ha votato a favore dell’emendamento numero 1, il No right to abortion amendment, conquista importante perché prevede che lo Stato cessi di versare fondi alle cliniche abortiste, con la motivazione che «non esiste un diritto costituzionale all’aborto».
Per non parlare dell’emendamento numero 2 votato in Alabama: «Lo stato dell’Alabama inserisce nella propria Costituzione il riconoscimento e il sostegno alla sacralità della vita non ancora nata e i diritti dei bambini non nati, soprattutto il diritto alla vita in qualunque forma essa sia e che la costituzione di questo Stato non protegge il diritto all’aborto e non verserà fondi per la causa dell’aborto». Insomma, un riconoscimento importante anche perché pubblico e ufficiale del valore, anzi, della “sacralità” della vita, sin dal concepimento e che pertanto lo Stato si impegna a riconoscere e a sostenere, perlomeno senza promuovere la pratica dell’aborto finanziando enti abortisti.
Ma dagli Stati Uniti ci spostiamo ora all’Argentina dove i partiti che avevano proposto, quest’estate, in Senato, la depenalizzazione dell’aborto, hanno fallito clamorosamente (38 voti contro 31). Una vittoria che ha sorpreso persino i vescovi argentini.
Queste, che sono solo alcune delle tante conquiste internazionali collezionate dal mondo pro life, dimostrano che la gente che, quasi all’unanimità ha contribuito a realizzarle, evidentemente sente ormai il bisogno di ritrovarsi e confrontarsi su un “terreno morale” comune, non più “al di là del bene e del male”, secondo un malinteso senso della laicità che va tanto di moda oggi, ma che al contrario “trascenda” i punti di vista particolari, riunendoli sotto un’ideale unico, secondo un senso della logica e dell’umanità in cui possano davvero rispecchiarsi tutti. Un punto di vista così non può che far riferimento a una realtà “Altra”, trascendente, stabile e razionale che faccia da “centro”, da punto di discrimine tra bene e male e che riconosca e indichi beni che non possono non essere riconosciuti se non si vuole distruggere l’umanità stessa dell’uomo.
Manuela Antonacci